La filastrocca sarriana è andata via dalla memoria abbastanza presto. Ma era prevedibile: con Ancelotti turnover, turnover, turnover. Niente 11 titolarissimi, niente integralismi. E forse gli esperimenti eccessivi di Ancelotti hanno anche penalizzato, in qualche occasione, il Napoli. Forse, invece, è meglio così. Carlo ha avuto il tempo di passare al vaglio tutti gli elementi a sua disposizione, talvolta azzardando e fallendo, altre volte con successo. Tutti su un medesimo livello, tutti chiamati in causa.
Ora, però, i conti sono stati fatti e le valutazioni terminate. Il Napoli, specialmente dopo un periodo di appannamento, ha bisogno di aggrapparsi a delle certezze. Certezze che finalmente Ancelotti ha trovato, in una quadra definitiva o quasi nell’undici titolare.
Quelli scesi in campo contro Zurigo, a conti fatti, sono degni dell’appellativo di titolari. Salvo qualche piccola modifica in corso d’opera o qualche gara che farà eccezione, gli undici delle grandi occasioni saranno questi.
Fiducia a Meret, dunque, che s’è imposto come titolare. Così come Malcuit, Fabian Ruiz (inevitabile in mediana) e Zielinski. Il polacco sta rientrando a regime, ha ritrovato il ritmo e tra Sampdoria e Zurigo ha disputato due ottime gare. Si riparte dal 4-4-2 camuffato, che può trasformarsi in un 4-2-3-1 in fase d’attacco. Per forza di cose, Maksimovic sopperirà all’assenza di Albiol. Verdi e Diawara, invece, sono le armi da usare in corso d’opera.
I ballottaggi più frequenti riguarderanno l’attacco: lì sono in tre per due maglie, con Ounas che può travestirsi d’attaccante, magari un passo dietro Milik o chi per lui. S’inaugura un’era di certezze, di esperimenti se ne vedranno sempre meno: il Napoli, ora, ha di nuovo i suoi titolarissimi.
Articolo modificato 15 Feb 2019 - 14:50