Enrico Fedele, sulle colonne del Roma, ha commentato il pareggio per 0-0 contro il Torino. Si legge:
“È vero, anche contro il Torino il Napoli meritava vincere. Ha dominato la partita senza concedere nulla all’avversario, ha fallito, come a Firenze, tante palle gol, ha colpito un palo pieno con Insigne. Insomma tanta, tanta sfortuna, ma quel che alla fine conta è che la Juve se ne è andata in fuga con i suoi tredici punti di vantaggio e quella fatidica gara del 3 marzo al San Paolo perde di significato. Davvero un peccato se si pensa ai tanti punti “regalati” ad avversari inconsistenti, ma ora non ci resta che pensare all’Europa League. Giovedì chiudiamo la pratica con lo Zurigo e concentriamoci sul turno successivo per salvare una stagione che in molti credevano che potesse dare qualche soddisfazione in più dell’era Sarri. Così, per il momento non è stato. Intanto è andato via Hamsik e lì in mezzo al campo c’è un equivoco che Ancelotti non riesce a chiarire. L’equivoco è senz’altro il bravo Fabian Ruiz ed io dico “salviamo il soldato Ruiz”: lo spagnolo ha grandi qualità tecniche ma deve giocare dalla metà campo in su in modo da poter esprimersi anche in fase conclusiva con il suo sinistro, come ha fatto ieri sfiorando per un soffio il gol del vantaggio azzurro. Purtroppo non posso condividere l’utilizzo di Allan nel ruolo di regista perché è un portatore d’acqua e non un rifinitore. Allora si dia fiducia a Diawara e si alterni Fabian Ruiz a Zielinski, in modo da dare un giusto equilibrio al centrocampo. Ancelotti deve convincersi che ci sono giocatori che devono giocare nel loro ruolo, come Insigne che deve operare sempre sulla fascia sinistra. Unica vera nota positiva è senza dubbio Malcuit, che ha tutte le qualità per diventare lo Zambrotta del Napoli. Ieri il francoalgerino ha giocato una partita perfetta, dimostrando di avere tanta forza fisica per andare a bloccare Belotti nell’ultimo sprint della gara. Chiudo con una provocazione: Milik ieri mi è piaciuto tanto, pur avendo fallito diverse occasioni da gol, perché si è fatto sempre trovare dai compagni anche se poi è arrivato con un pizzico di ritardo sul pallone.