Particolare retroscena raccontato da Il Roma nella sua edizione quotidiana. Durante l’ultima gara sulla panchina bianconera, a Piacenza i tifosi “salutarono” l’attuale tecnico del Napoli con cori decisamente poco piacevoli.
E sembra non aver dimenticato quel trattamento, tanto da chiedere ai suoi attuali giocatori di vincere anche per “togliersi lo sfizio”.
Ecco quanto raccontato da Giovanni Scotto:
“Un maiale non può allenare”. Questo striscione esposto a Piacenza nell’ultima di Carlo Ancelotti da allenatore della Juventus si concluse un biennio che l’attuale allenatore del Napoli non ricorda con piacere. Restò sulla panchina dei bianconeri per due stagioni, ma furono 853 giorni difficili, complicati sun dal suo arrivo. Ancelotti alla Juventus non è mai stato “digerito” dai tifosi bianconeri. I motivi non sono mai stati chiari. Forse non piacque che Carletto approdò alla Juve dopo aver allenato la Reggiana e il Parma. “Troppo poco”, forse, per la platea bianconera, da sempre di bocca buona. Ma c’è chi anche chi pensa che il passato da calciatore di Roma e Milan in quel periodo storico non fu gradito dalla “piazza” che voleva il rilancio della propria squadra dopo l’era Lippi da parte di un “cuore bianconero”. È vero che Ancelotti nella sua esperienza alla Juve non ha lasciato il segno, anche se una Coppa Intertoto e due secondi posti consecutivi in campionato. Ma forse ad Ancelotti non fu perdonata l’eliminazione dalla Champions nella fase a gironi, e nemmeno di finire dietro a Lazio e Roma, che all’epoca erano considerate due outsiders: “indegne” di mettere in regola la Juventus lasciandola al secondo posto.
Il rapporto tra Ancelotti e la tifoseria bianconera non si è mai sanato. Sempre contestato, il tecnico non ha risparmiato risposte velate (ma garbate) e frecciatine delicate ma pungenti ai rivali. Anche ora che allena il Napoli non mancò di punzecchiare i tifosi bianconeri. Dopo la partita d’andata (il Napoli perse 3-1) ricordò ai supporters bianconeri dei suoi trofei. Poi ammiccò a Mourinho, che prese in giro lo “Stadium” dopo aver vinto lì col suo Manchester. Il famoso gesto dell’orecchio, che Ancelotti mimò in conferenza stampa. E infine quell’augurio all’Atletico Madrid: «Mi auguro che possano vincere la Champions, un giorno», una bella punzecchiata, visto che gli spagnoli hanno stravinto l’andata degli ottavi proprio contro la Juventus. Con garbo, intelligenza, senza esagerare. Ma dentro di sé Ancelotti cova un fuoco. Sogna di battere la Juventus al San Paolo, di regalarsi questo “sfizio” e fare lo stesso ai tifosi. Magari non servirà a nulla in chiave scudetto, ma la soddisfazione di vincere contro la Juve sulla panchina del Napoli sarebbe parecchia, e soprattutto più piacevole perché condivisa. Sono mesi, si mormora, che Ancelotti non manca di citare la sfida con la Juventus a margine degli allenamenti. Un voler stimolare i suoi calciatori, che pur non avendone bisogno, hanno necessità di capire che contro i bianconeri non sarà mai una partita qualsiasi. Ancelotti sta riversando la sua carica e la sua rabbia (sportiva) sulla squadra. Un lavoro fatto anche di preparazione e recupero degli infortunati: per arrivare al meglio alla gara di domenica. Il 3-1 dell’andata, con quei 20 minuti eccezionali del Napoli con tanto di gol del vantaggio, sono piaciuti a molti, ma non a lui. Ancelotti considera la gara contro la Juve un atto incompiuto: una prestazione positiva solo in piccola parte dalla quale ripartire. E perché no, Carletto ha quel desiderio recondito: “aprire” la crisi della rivale, che dopo il San Paolo avrà l’Udinese e poi la partita-dramma in Champions League. Che il suo Napoli sia un po’ come l’Atletico. Perché no.
Articolo modificato 1 Mar 2019 - 12:41