L’edizione odierna del Corriere dello Sport fa il punto sul momento negativo di Lorenzo Insigne e sulle lacrime dopo la partita con la Juventus. Scrive il quotidiano:
Lorenzo Insigne chiede scusa alla città con gli occhi arrossati tirando e stringendo la maglia con i denti, in una smorfia di tristezza profonda, e poi con le mani la porta più su fino a coprire il viso rigato dalle lacrime: e questa la scena a cui domenica ha assistito la gente del San Paolo, dopo la fine della partita con la Juve e soprattutto dopo il rigore del pareggio fallito a 6 minuti dalla fine (secondo con i bianconeri, il primo nel 2015 con Buffon in porta). E’ questa la fotografia più emblematica di una giornata molto amara: la solitudine del capitano.
E ora? Beh, dopo una notte insonne e altre lacrime che soltanto un napoletano può piangere dopo una storia del genere vissuta con la Juve, proprio lei, non resta che rialzarsi: «Vogliamo la finale di Europa League», ha detto di recente Lorenzo. Bene: l’ occasione e servita a cominciare dalla sfida di giovedì con il Salisburgo.
E sia chiaro: toccherà al capitano trascinare i compagni. Forza e coraggio. Una brutta batosta ma l’ allenatore e la squadra sanno quanto lui valga CHE E allora, dal sogno all’ incubo. Dalla possibilità di essere ricordato come il protagonista di una rimonta straordinaria al cospetto dei campioni d’ Italia, nonché eterni rivali sportivi, agli abbracci dei compagni per mitigare la disperazione. Il primo Napoli-Juve da capitano di Insigne è stato tremendo: la sua notte sarà stata del tutto insonne conoscendone il viscerale amore per la maglia, il senso d’ appartenenza da scugnizzo verace e l’ orgoglio infinito.
E d’ accordo, non è mancato e non mancherà l’ affetto di chi gli vuole bene, e poi di Ancelotti e della squadra tutta, ma e ovvio che per Lorenzino la mazzata è stata dura. Già, durissima: ma per fortuna giovedì si torna in campo, ancora a Fuorigrotta, e per lui e per tutti andrà in scena l’ occasione di dimenticare e ripartire in Europa. Il grande e ambito traguardo.