Importanti rivelazioni arrivano dall’edizione odierna de Il Fatto Quotidiano, dove si pone l’attenzione ad una questione piuttosto spinosa: quella riguardante le plusvalenze gonfiate. Sono sempre più fondati – si legge – i sospetti sulle plusvalenze che i club gonfierebbero ad arte per mascherare le perdite di bilancio. Ecco quanto evidenziato:
“La sirena d’allarme è suonata la sera di domenica 10 marzo, durante la Domenica Sportiva. Nel bel mezzo dell’appuntamento tv nazional-popolare per eccellenza, il presidente della Federcalcio Gabriele Gravina si è messo a parlare di “plusvalenze”. Il messaggio è stato chiaro: “È nostro compito attenzionare plusvalenze e scambi sospetti. Tutti gli scambi senza finanza vanno segnalati alla Procura e segnaleremo alle società di revisione se alcuni elementi danno sospetti, facendole intervenire. E obbligheranno una svalutazione della plusvalenza fittizia”.
“Nella stagione 2016-2017, l’ultima di cui si hanno tutti i bilanci approvati, le società nel loro complesso hanno fatto incassi effettivi per 2,6 miliardi a fronte di spese per 3,3 miliardi, con uno sbilancio tra costi e ricavi, cioè un buco, di 711 milioni. Ma ecco le plusvalenze: le società calcistiche ne hanno realizzate per 749 milioni, cosicché il risultato a livello di margine operativo lordo (Ebitda) diventa positivo per 38 milioni. Anche nel campionato precedente, 2015-2016, la differenza tra costi e ricavi era stata di circa 700 milioni, ma le plusvalenze si erano fermate a 437 milioni, così il rosso si era avvicinato ai 300 milioni. Gravina deve intervenire perché le plusvalenze sono come una droga iniettata nei bilanci. E prima o poi la paghi. Se segni tra i ricavi una cifra alla quale non corrisponde un effettivo incasso, da qualche parte il buco verrà fuori. Le spese, per esempio gli stipendi pagati ai calciatori (la Serie A è in Europa il campionato con il maggior impatto del costo dei calciatori sul fatturato), sono soldi veri che escono tutti i mesi dalla cassa, mentre le plusvalenze non sempre si appalesano nella loro volgare materialità.
Il Genoa ha 173 milioni di debiti, tre volte il fatturato senza plusvalenze; l’Inter ha 668 milioni di debiti, quattro volte il fatturato senza plusvalenze. Il Milan, che fa relativamente meno plusvalenze e ha chiuso l’ultimo bilancio in rosso di 135 milioni, ha debiti per 537 milioni; la Sampdoria ha 164 milioni di debiti, più del doppio del fatturato senza plusvalenze. Dicono gli esperti che le banche non hanno paura di questa bolla, perché si sentono garantite dai contratti dei diritti tv, 1,1 miliardi all’anno già garantiti per questo campionato e per ciascuno dei prossimi due”.
Le squadre nel mirino della Procura sono dunque sette: Genoa, Sampdoria, Inter, Roma, Juventus, Milan e Atalanta.
Articolo modificato 14 Mar 2019 - 10:36