ANCELOTTI LUISS/ Carlo Ancelotti è stato ospite all’università Luiss Sport di Roma per parlare al convegno “Luiss Talk Sport”. Queste le sue parole:
Questo post in breve
“Vi ringrazio. L’Università mi mette in imbarazzo, non ci sono mai andato. Ero imbarazzato alle superiori, figuriamoci qui. Io alleno, che è una fortuna perché è ciò che mi piace fare. Il tempo ha cambiato la concezione di questo sport, che a me piace tenere pulito. Ma mi ha fatto piacere il mio ritorno in Italia perché ci sono differenze importanti. Ad esempio all’estero hai il problema del linguaggio, spesso riesci a trasmettere questioni tattiche ma non le emozioni. Ecco perché sono contento di aver colto l’opportunità di essere tornato al Napoli, perché la considero un’opportunità.
Però qui ci sono altre problematiche, come i casi di razzismo dell’ultimo periodo. Se mi sono esposto, e qualcosa sta cambiando, è anche perché ho sentito l’appoggio delle istituzioni.
Problemi al Bayern Monaco? Un allenatore deve tenere conto della gestione con la squadra, la società e l’esterno. A Monaco c’è stato uno scontro non con i giocatori, come alcune storie che sono uscite; il problema era uno scontro di filosofia, quella squadra secondo me aveva bisogno di cambiare filosofia e giocatori, questo si è scontrato con la volontà della società che voleva restare con il gruppo storico. Loro sono stati contenti di aver chiuso in maniera prematura, io altrettanto.
Napoli nel limbo? Mah, Napoli nel limbo mi sembra una parola grossa. A parte la Juventus, se il Napoli è nel limbo, allora le altre dove sono? Il Napoli nell’ultimo periodo è sempre stato ai vertici del calcio italiano, poi c’è il risultato sportivo ma in fin dei conti anche questo lo è. Il Napoli negli ultimi 12 anni ha fatto dei passi da gigante, tra le prime squadre d’Europa, questa squadra è molto vicina a raggiungere un risultato sportivo importante.
Parliamo di una società sana, che ha un progetto chiaro, investe in base a quello che ricava. Ci sono regole europee che ti impongono questo, se io sono andato ad allenare il Napoli è perché condivido ed accetto questo progetto. Anche a livello tecnico mi piace, c’è volontà di investire sui giovani, siamo vicini ad ottenere risultati sportivi importanti, altri risultati di altra natura come quella economica sono già stati raggiunti dalla società.
Che calcio ho ritrovato in Italia? Il solito calcio italiano, molto considerato in Europa per le conoscenze tattiche. Nelle infrastrutture siamo indietro, in tutta Europa gli stadi sono stati quasi tutti rinnovati. A livello ambientale ci sono ancora sussulti di violenza, ignoranza, maleducazione, cose che sono state depennate da tutte le parti. In Inghilterra non sono stato mai insultato, in Francia nemmeno, in Italia siamo ancora indietro sotto questo punto di vista, troppa gente maleducata, bisogna migliorare.
L’importanza della statistica? Statistica è argomento di attualità, è un dato oggettivo, c’è una strumentazione avanzata che permette di valutare esattamente cosa deve fare il giocatore sul campo. Sulla statistica noi costruiamo l’allenatore, tutte le squadre fanno lavori con la palla e non a secco, il dato fisico ti dà una valutazione del carico di allenamento, è di fondamentale importanza.
Sul dato tecnico ho ancora perplessità: c’è un solo dato tecnico correlato con risultato, gol fatti e gol subiti, se fai più possesso non è detto che vinci, se fai più passaggi non è detto che vinci. C’è un giocatore che può avere 90% di passaggio riusciti, ma se fa 90% di passaggi laterali ed a me non interessa, preferisco uno che fa il passaggio verticale pur rischiando di sbagliarlo.
Ho avuto un contatto con la Nazionale, proprio in questo periodo. Però la mia volontà era allenare tutti i giorni, perciò non ho accettato e anzi pochi giorni dopo ho accettato la proposta del Napoli.
Liedholm è stato un maestro. Mi ha fatto crescere, sia a livello tattico che tecnico. Era anche una persona di grande spessore, dal punto di vista dei rapporti e della comunicazione è stato un grande. Non dico di aver imparato da lui, perché la comunicazione dipende dal carattere che hai. Però la formazione ti arriva dagli esempi che hai avuto da giovani.
Molti dicono che io sono un tipo calmo, posato. Molte volte questo diventa un limite. La prima cosa che ti dicono quando le cose vanno male è che sono stato troppo calmo e buono con i giocatori. La mia crescita è però dovuta a persone con questo carattere. Mio padre era così, non ho mai avuto un maestro che usasse la frusta. Non so fare diversamente, ma non sarei credibile. La credibilità è tutto. Chi mi chiede di usare la frusta allora deve mandarmi via, perché non vado bene per quella società.
Davide? Ha studiato scienze motorie ed è diventato preparatore. Ha avuto il culo di venire con me al PSG, al Real Madrid e al Bayern Monaco. Poi ha fatto il corso ed è un allenatore. È molto bravo, punto (Ancelotti si commuove! ndr)
Come si motivano i giocatori? Un giocatore vuole sempre giocare, tutto è sempre il dialogo. Diventa importante anche lo staff per avere un rapporto meno diretto, con le persone dello staff il giocatore si confida molto di più che con te direttamente. Il turnover è un aspetto importante per tenere motivato tutto il gruppo, il fatto che il giocatore sa che potrà essere utilizzato. In questo contesto la presenza della società è molto importante, deve essere presente nel supportare l’allenatore.
Difficoltà nel cambiare mentalità dopo Sarri? Ho trovato una squadra che conosce tante cose, la linea difensiva fatta molto bene. Tante cose erano fatte bene, dopo il fatto di cambiare qualcosa era legata all’idea che ho io, difendere in maniera diversa può dare dei vantaggi. Col 4-4-2 si aggredisce meglio in avanti ma non ho mai imposto niente, ho chiesto ai giocatore se c’era disponibilità di farlo, sopratutto ai centrocampisti. Giocatori come Hamsik, Callejon, mi hanno dato subito la loro disponibilità. Provare qualcosa di nuovo dà sempre motivazione, se però c’è imposizione allora no. Abbiamo provato, si sentivano comodi e quindi abbiamo continuato.
La figura dell’allenatore nei grandi club europei? La maniera di allenare con cambia. Un allenatore è tale sia se è al Real Madrid, sia se è in terza categoria. Ciò che cambia è il contorno, come gli obiettivi del club e la pressione che ti mette il club. Sotto questo punto di vista il club che mette più pressione è il Real Madrid. Non saprei fare una classifica delle squadra più importanti. Se proprio devo fare una classifica, va in base al periodo di tempo che ho condiviso di più in una squadra e al Milan sono rimasto 8 anni… ora però voglio battere questo record con il Napoli! Questo si chiama auto assist (ride, ndr).
Giovani del panorama attuale? Il calcio italiano sta esprimendo ottime cose. In tutti i ruoli credo stiano nascendo ottimi giocatori con tanto potenziale, in tutti i ruoli. Abbiamo ottimi portiere, ottimi difensori, centrocampisti non ne parliamo. Fino a qualche anno fa si parlava di carenza, otterremo dei frutti sicuramente con la nazionale italiana.
Beh siamo indietro. Vado spesso in Canada, l’ultimo mondiale si è svolto in Canada e c’è stata una partecipazione incredibile da parte della gente. L’Italia sta facendo passi in avanti, questo campionato sta diventando interessante anche grazie alla televisione, si migliorerà sicuramente. A differenza di altri stati, anche sotto il punto di vista culturale, gli altri sono avvantaggiati.
Rapporti con dirigenze lontane? Il binomio società-allenatore è molto importante, fondamentale che ci sia sintonia. Non importa che la proprietà non sia presente, ho trovato presidenti presenti ma anche distaccati, l’importante è che dia la linea della società e che ci siano interpreti che portino avanti questa linea. L’importante per un allenatore è che la società sia dietro di te, poi la società ha l’obbligo di giudicare l’operato dell’allenatore. Ciò che è profondamente sbagliato è continuare se non c’è sintonia, perché si va a creare una crepa difficile da risanare.
Come si preparano partite importanti come quelle di Champions? Nelle partite importante sai che i giocatori daranno per certo il 100%. Diventa più una componente psicologia, non mettere eccessiva preoccupazione. Quello che frega è l’ansia e la paura. Come si supera l’ansia delle partite? Un po’ come gli esami: se vai a dare un esame e non sai un tubo, sei impaurito. Se invece hai studiato, diventa più facile perché sei sicuro di te. Rapportato al calcio, prima di preparare una partita evito di parlare degli altri. Come fai a dire ad un difensore che deve marcare Messi? (ride, ndr). Sacchi in questo era bravissimo”.
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Articolo modificato 26 Mar 2019 - 09:23