Fermi come statuine, lì, a guardare Ilicic perforare e Zapata-Pasalic ad affondare il colpo. Spaesati, a tratti sconsolati. Forse neppure loro, i protagonisti in negativo di questa serie di eventi, ne comprendono i motivi. Che poi sarebbero tanti, molti indecifrabili. Il fatto che balza subito all’occhio è che il Napoli si è perso, delle ultime sei partite ne ha perse quattro. E bisogna fermarsi lì, perché andando indietro di qualche mese il dato sarebbe più nefasto.
Il Napoli s’è smarrito sotto porta: macina anche sprazzi di bel calcio, crea tantissimo. Poi, però, fallisce e incassa, si sgretola, si scioglie come neve al sole. In bambola, in occasione dei due goal incassati dall’ottima Atalanta di Gasp. I dati dell’ultimo periodo sono da sesto posto: non va. In campo si crea spesso confusione, si nota. Ancelotti voleva un Napoli che avesse più identità, questo – invece – sembra non averne neppure una. E se ce l’ha non è quella chiara e codificata data da Maurizio Sarri. Ma in questa sede non si discutono paragoni.
Perché un’identità ci sarà, il Napoli di Ancelotti sarà plasmato a sua immagine e somiglianza dal mercato. E la sua mano si vedrà più visibilmente anche in chi resterà. C’è una conferma che è un messaggio di speranza: quello dell’anno prossimo sarà il primo vero Napoli Ancelottiano.
Aiuterà a superare una stagione che, ad oggi, è insufficiente (non fallimentare)? Sì. Forse. Dipende. Da cosa? Da una chiarezza che, ad oggi, sembra mancare. C’è davvero la serenità tanto ostentata? La comunione di intenti sbandierata tra Ancelotti e De Laurentiis? Sono domande, dubbi.
Quello più logico, che in molti è un tarlo, è: “Dove va questo Napoli?”. L’anno prossimo sarà in grado di vincere, di colmare il gap con la Juventus, di lottare per qualcosa di importante? C’è confusione, c’è incertezza, tanta. In campo, sì, ma principalmente tra la gente.
Napoli e il Napoli hanno bisogno di certezze in una situazione in cui regna la confusione. Anche tra tifosi, in cui serpeggia il malumore e si alimentano situazioni bipartisan, dicotomie di pensiero. Aureliani, critici, Sarristi, Ancelottiani. Etichette che alimentano il caos. E per ristabilire l’ordine, serve compattezza, servono risposte.
Arrivino da Ancelotti e De Laurentiis. Insieme per spiegare obiettivi, programmi, strategie di mercato. In modo chiaro, senza giri di parole. Napoli ha bisogno di sapere, i tifosi hanno bisogno di nuovi motivi e stimoli per tornare allo stadio.