De Laurentiis: “Ringrazierò Ancelotti e i ragazzi. La Juve si indebita, noi non abbiamo neanche un euro di debito. Insigne? Non è facile essere profeti in patria”

Aurelio De Laurentiis ha rilasciato un’intervista ai microfoni di Tv Luna; queste le sue parole, riportate da ‘SpazioNapoli.it’

“Stasera ringrazierò Ancelotti ed i ragazzi perché hanno fatto molto bene. Non era facile passare dal gioco di Sarri a quello del nuovo tecnico. I ragazzi dovevano tollerare e digerire questa modalità di gioco diverso. C’è da dare atto ad Ancelotti che ha utilizzato tutti i giocatori e anche i nuovi: è normale perdere qualche punto.

Il distacco che abbiamo creato con le inseguitrici, che di solito sono le vere contendenti, la dice lunga. Non si può rimproverare nulla: la Juventus sta lassù ma è la Juventus, sarà sempre complicato competere con chi investe più di noi e si indebita più di noi. Non abbiamo un euro di debito con le banche. Nelle società per azioni i bilanci devono stare a posto, abbiamo sempre rispettato il Fair Play Finanziario: io ho sempre rispettato le regole.

Io uomo di governo o opposizione? Il governo è assente da 50 anni. Questo è il giardino d’Europa, senza governo il calcio italiano non si troverebbe in questa situazione. Dobbiamo dire grazie a chi ci governa. Mercato? Abbiamo sempre rispettato le scelte degli allenatori, con Sarri non era possibile perché non voleva entrare nel merito. Con Carlo si entra nel merito ogni giorno, lui rispetta sempre i bilanci. È chiaro che lui ha lavorato in società come il Real Madrid: noi fatturiamo un terzo, un quarto del Real Madrid.

Situazione Insigne? Questo è sempre stato un territorio in cui è difficile essere profeti in patria, ricordate Quagliarella? È giusto che sia scappato, dopo un po’ abbiamo scoperto il motivo. Questo è un territorio straordinario, ma che non ti regala nulla, anzi ti sottrae. C’è la classica frase: dopo il dito si prendono il braccio, e poi si prendono tutto. Questo è il limite di noi napoletani. Il signor Quagliarella ha dimostrato di essere un signor calciatore laddove non sentiva il peso di questo vigliacco condizionamento che subiva e di cui non parlava con nessuno.”

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