Terminata la conferenza stampa di presentazione di Maurizio Sarri come nuovo allenatore della Juventus. Tantissimi i temi trattati, dal suo passato napoletano ai gesti fatti in passato, passando per Cristiano Ronaldo e gli obiettivi di squadra. La nostra redazione vi ringrazia per l’attenzione.
GESTI CONTRO LA JUVE – “Non so cosa sia lo stile Juve, io ieri mi sono trovato a cena con amici, non con etichette o differenze. Certe cose le ho detto, certe le ho sbagliate, altre strumentalizzate, ho visto una polemica sulle maglie a strisce che stanno strumentalizzando perché in realtà una litigata con Orsato ed in realtà era un Empoli-Milan. La questione del dito è un errore da parte mia, una reazione esagerata da parte mia, ma penso che fu ben vissuta e spiegata anche nel post partita. Io andai in sala stampa e dissi che avevo fatto un brutto gesto, un eccesso di reazione nei confronti di 15-20 stupidi, non nei confronti della Juventus. Non ho niente contro i tifosi della Juve, sono stato sempre in panchina in mezzo ai tifosi, poi se in mezzo a 45.000 persone ci sono 20 stupidi che ti sputano e ti dicono terrone di merda non li considero tifosi della Juventus”.
DE LAURENTIIS – “Non ho sentito il presidente con il quale tutti pensano abbia un brutto rapporto, ma io Aurelio lo ringrazierò sempre. Penso che poche volte un napoletano tifoso del Napoli abbia allenato la sua squadra. È stato un regalo enorme e lo ringrazierò sempre. Poi possono esserci divergenze ma fa parte dei caratteri. Non ho sentito Aurelio, non dirò mai neanche sotto tortura i nomi dei giocatori che ho sentito, perché sono cose personale”.
SARRISMO – “Io non lo so che è il Sarrismo. Ho letto sulla Treccani che è una filosofia calcistica e non solo. Io ho sempre vissuto e pensato così. non è che io siccome mettono Sarrismo sulla Treccani penso a come è nato. Io sono questo, negli anni ho cambiato modo di vedere il calcio e la vita, ma spero di essere rimasto lo stesso nei concetti. Una persona diretta, forse anche troppo, che ha bisogno di sentirsi dire quello che pensano e dire quello che pensa lui. Questo porta a scontri, ma sono scontri risolvibili. L’irrisolvibile è sempre il non detto, quello che scatena i rancori. Penso che nel corso degli anni uno cambi visione, ma spero di non avere cambiato i concetti di fondo che ho sempre avuto”.
RECITATA UNA PARTE A NAPOLI – “No, ho fatto tutto quello che potevo fare. Per dovere morale, perché stavo rappresentando un popolo che ama la propria squadra e non vinceva da 30 anni, per dovere professionale, perché ho il dovere di tirare fuori il 110% da tutti. In più il coinvolgimento emotivo era forte, c’erano tutte le componenti perché io combattessi con la sciabola in mano per quei colori. Poi la storia è finita. Ho fatto un gesto di rispetto estremo, con la mia condizione familiare, andando via un anno, poi se c’è la possibilità di tornare e questo me lo offre la più grande società italiana io devo rispettare la mia condizione. E l’hanno fatto in un modo che mi ha convinto abbastanza in fretta. Poi se si vuole ricamare sul passato non se ne esce, io faccio il racconto di quello che ho vissuto, senza recitare”.
CORI RAZZISTI E ACCOGLIENZA SAN PAOLO – “A proposito dei cori razziali non è che cambio idea se cambio società. Penso che in Italia sia ora di smetterla. È una manifestazione di un’inferiorità così netta che si respira negli stadi europei che mi sembra ora di dissociarci tutti e dire basta. È giusto anche fermare le partite. Lo pensavo a Napoli, che è una delle squadre che subisce un certo tipo di atteggiamento, lo potevo subire di più a Napoli perché sono nato a Napoli, ma la mia idea di fondo rimane la stessa. Basta, è ora di smetterla.
Per quanto riguarda il resto, non so cosa dirti. Se esco dal San Paolo so che se mi applaudono è una manifestazione d’amore, se mi fischiano è una manifestazione d’amore. Uscirò volendogli bene come prima in un modo o in un altro”.
MODO DI GIOCARE – “Cambia in base alle caratteristiche dei giocatori. Il Napoli era composto da giocatori di squadra, nel modo di pensare, muovevano la palla a velocità superiore. Il Chelsea è fatto da giocatori probabilmente di livello superiore, ma con caratteristiche diverse. Avevo una squadra di 8 giocatori che potevano giocare con un tocco e alcuni individualisti che dovevi valorizzare”.
IL PALAZZO E LA TUTA – “No, volevo andare a prendere il potere e lo scudetto. Era un terreno puramente professionale, ma io in quel momento rappresentavo uno dei popoli che più di tutti amavano la propria squadra e non vincevano da 30 anni. Secondo me in quella stagione non potevamo stare su tre obiettivi, ne abbiamo scelto uno, provando a essere feroci e siamo stati in ballo fino alla fine. Si voleva il potere, lo scudetto, ed eravamo belli convinti. Non ci siamo riusciti, ma è stato un bel viaggio. La tuta? Parlerò con la società, non ne abbiamo parlato. Io preferirei non andare con la divisa sociale, chiaramente fuori dal campo indosserò la divisa sociale, c’è scritto nel contratto, in campo vediamo. L’importante è che a questa età non mi mandino nudo (ride, ndr)”.
RONALDO – “Sono l’allenatore che ha permesso ad un calciatore di raggiungere il record di gol in Serie A. Ora mi piacerebbe averne due, sarebbe una grande soddisfazione”.
TRADITORE E MESSAGGI DA EX CALCIATORI – “No, ho qualche messaggio che metterebbe tutto in discussione. Il giocatore che sta in un ambiente fa le dichiarazioni per convivere in un ambiente, poi i messaggi personali sono altri e con altri toni. Il resto della domanda ho risposto, ho fatto un percorso al Napoli da cui sono uscito per scelta della società, poi sono andato all’estero e sono tornato in Italia con una società importante che mi ha voluto fortemente. Io penso nella vita di aver rispettato tutti perché per chi ho lavorato ho dato il 110%. E lo farò anche per questi colori, può essere poco, ma di più non posso fare. Penso siano scelte logiche, senza romanzarci tanto sopra. Penso di aver rispettato tutti”.
POLEMICHE AI TEMPI DI NAPOLI – “Voglio chiarire che quando parlai della querela non ero riferito alla Juventus, ma ad un giornalista che stava dando una notizia priva di fondamento. A Napoli ho passato tre anni in cui il mio primo pensiero era battere la Juve, ho dato il 110%. Eravamo l’alternativa più credibile alla Juve, ci abbiamo provato e non ci siamo riusciti. Lo rifarei, non ci siamo riusciti, però è chiaro che è un’avversità sportiva. Nel momento in cui finisce, finsice ed è finita. La mia professionalità mi spinge a dare il massimo per la Juventus. Quello che ho fatto, posso averlo fatto con modi sbagliati, penso sia intellettualmente apprezzabile. Se ho un avversario che voglio sconfiggere in tutti i modi lo posso odiare, ma apprezzare”.
EMOZIONE JUVE – “A livello emozionale, se avessi sentito tutte le emozioni che mi avete attribuito, sarei morto 20 anni fa. Sono passate da tutte le categorie, poi dal Chelsea e ora alla Juve. Il mio arrivo alla Juve è un ulteriore passo in avanti: l’emozione c’è, ma non è quello di un allenatore che arriva direttamente dei dilettanti. Cristiano Ronaldo? Negli ultimi anni ho allenato giocatori forti, molto forti al Chelsea. Qui ovviamente parliamo di un top mondiale. Mi piacerebbe fargli battere un record, almeno per incidere un pochino sulla sua carriera.
MODULO – “Non credo si possa partire da un modulo per costruire una squadra. Si studiano le caratteristiche dei calciatori, capiamo chi può fare la differenza, parliamoci e poi pensiamo al modulo da adattare per farli esprimere al meglio”.
OBIETTIVO CHAMPIONS – “La Champions è ovviamente un obiettivo della società, ma altre 7-8 squadre hanno lo stesso obiettivo. Ci sono più pressioni in Italia, dove la Juve è considerata certamente la favorita”.
INTERESSE JUVE – “Non ho mai visto tanta determinazione da parte di un club, in 30 anni di carriera, nei confronti di un allenatore. Tutta la dirigenza mi ha voluto fortemente e ciò mi ha reso ovviamente orgoglioso”.
DAL NAPOLI ALLA JUVE – “Bisogna avere le idee chiare sul percorso. A Napoli tre anni fa arrivai e diedi tutto, anche perché sono nato lì e sono sempre stato tifoso della squadra. Negli ultimi mesi a Napoli ho il dubbio se il mio percorso lì fosse finito. Il Napoli mi toglie il dubbio presentando Ancelotti, probabilmente è stata colpa mia perché non davo una risposta, questo anche perché avevo il mio dubbio. Dopodiché ho avuto tante offerte, ma non volevo passare dal Napoli ad un’altra società italiana. Il Chelsea è stata una grande occasione, poi ho avuto l’esigenza di tornare in Italia e la Juventus, che è la società più importante d’Italia, mi ha contattato. È stato il coronamento di un percorso professionale”.
Parla Paratici: “La trattativa non è durata più di un mese. Abbiamo avuto le idee chiare fin da subito, dovevamo rispettare tempi e modalità con il Chelsea, che ringraziamo per la disponibilità.
ORE 11 – Inizia la conferenza stampa.
Il nuovo allenatore della Juventus, Maurizio Sarri, parlerà questa mattina alle ore 11 in conferenza stampa per presentarsi al popolo bianconero. Tanta curiosità per le sue parole anche da parte dei tifosi del Napoli, con il quale il feeling sembra essersi rotto proprio dopo il passaggio del tecnico alla Juventus.
La redazione di SpazioNapoli seguirà la conferenza stampa aggiornandovi in diretta sulle dichiarazioni rilasciate da Maurizio Sarri.
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Articolo modificato 20 Giu 2019 - 21:03