Alle prime luci dell’alba sono stati arrestati i capi ultras della Juventus, durante un blitz della Polizia scattato all’alba nell’ambito dell’operazione denominata “Last Banner“. Avrebbero messo in piedi una “capillare strategia criminale” per ricattare la società bianconera dopo che questa aveva deciso di interrompere una serie di privilegi concessi ai gruppi ultras.
Nell’inchiesta, scaturita da una denuncia della società bianconera e coordinata dalla Procura di Torino, il gip ha emesso dodici misure cautelari. I destinatari sono accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere, estorsione aggravata, autoriciclaggio e violenza privata. Gli indagati sono in totale 37: tutti colpiti da provvedimento Daspo fino a un massimo di 10 anni. Nel corso dell’inchiesta sono state fatte 225 mila intercettazioni.
Ad essere stati arrestati, sono i capi e i principali referenti dei gruppi “Drughi”, “Tradizione-Antichi valori”, “Viking”, “Nucleo 1985” e “Quelli… di via Filadelfia”. Tra gli arrestati il capo assoluto dei Drughi, Dino Mocciola, già finito in carcere all’inizio degli anni Novanta per aver ucciso durante una rapina un carabiniere e considerato tramite delle infiltrazioni della ‘ndrangheta in curva, il suo braccio destro Salvatore Cava, il leader dei Tradizione Umberto Toia. In manette anche un altro volto storico del tifo, Beppe Franzo, presidente dell’associazione “Quelli di via Filadelfia”.
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Articolo modificato 16 Set 2019 - 11:08