Per la seconda volta in 8 gare ufficiali tra campionato e Champions League, il Napoli ha terminato la partita senza trovare la via del goal. Questo però è stato solo uno dei problemi del Napoli nella gara contro il Genk. Gli errori a dir poco marchiani di Milik e Callejon nel primo tempo ed una incomprensibile bulimia offensiva nel secondo, hanno condannato gli azzurri sullo 0-0 in Belgio.
Dopo la sconfitta di una settimana fa in casa contro il Cagliari, il Napoli trova nuovamente difficoltà nel sbloccare la gara. Solo un ottimo Meret, coadiuvato da una buona prestazione della coppia Manolas-Koulibaly (che sembrano aver trovato finalmente il giusto feeling ndr) evitano la beffa della sconfitta come già successo contro i sardi.
Dopo otto gare ed un inizio di stagione che lascia quantomeno perplessi è giunto il momento di farsi delle domande.
Che Napoli ha in mente Carlo Ancelotti? Dopo un anno e più sulla panchina azzurra, qual è l’identità di gioco di questa squadra? Quali sono le certezze di questo gruppo?
Questo post in breve
Lo scorso anno, il Napoli allenato dal tecnico di Reggiolo, venne definito “liquido“. Tale definizione, venne adoperata perché fin dalla scorsa stagione, le rotazioni, i cambi di posizione e le varie modifiche apportate da una gara all’altra conferivano al Napoli 2018/19 l’identità di una squadra camaleontica. Una squadra che basava tutto sulle continue rotazioni di gran parte dei giocatori, un po’ per tenere sempre tutti sulla corda e un po’ perché il livello della rosa tra eventuali “titolari” e potenziali “riserve” non differiva al punto tale da creare gerarchie consolidate all’interno del gruppo azzurro.
All’inizio del secondo anno all’ombra del Vesuvio di Carlo Ancelotti però, dopo una seconda metà della passata stagione trascorsa a sopportare un Napoli il più delle volte sottotono, è forse arrivato il momento per il pluridecorato ex allenatore del Milan di rivedere alcune delle sue idee e convinzioni.
Tutte le grandi squadre, o almeno tutte quelle che hanno vinto, sono sempre state costruite su fondamenta solide. Un gruppo di giocatori destinato ad essere titolare, salvo poi ruotare in alcuni momenti della stagione ma solo al momento opportuno. Come detto prima però, l’idea di questo Napoli è esattamente all’opposto. Come può una squadra, un gruppo di giocatori e di lavoro non avere delle certezze tecniche ed una formazione tipo da schierare nella maggior parte delle gare?
La cosa che più preoccupa però, non è solo quante volte e quando vengono impiegati i giocatori ma anche il modo in cui tutto ciò avviene. Il Napoli di Maurizio Sarri ci aveva abituato ad una grande sinfonia, suonata grazie al 4-3-3 che fin dai tempi di Rafa Benitez la piazza chiedeva a gran voce. Ancelotti lo scorso anno abbandonò il modulo utilizzato dal toscano per passare al “classico” 4-4-2 che però oggi (anche ieri a dire il vero ndr) non sembra dare più garanzie. Giocatori come Fabian Ruiz, Allan, Zielinski, Insigne, Elmas e Lozano sembrano non poter esprimere il massimo del loro potenziale giocando col modulo scelto dall’allenatore.
Almeno sei potenziali titolari della squadra quindi, vengono continuamente adattati in posizioni che non gli appartengono e che non sono propriamente nelle loro corde. Fabian ha bisogno di campo e di giocare nella metà campo avversaria per rendere al meglio, Zielinski non è un interno di centrocampo ma una mezzala che fa dell’inserimento e del tiro da fuori la sua forza. Allan è un incontrista che però se non è ben supportato rischia di andare in grosso affanno, Lozano ed Insigne sono due esterni offensivi e non di certo due centrocampisti di fascia.
Naturalmente Carlo Ancelotti è stato e resta uno dei più grandi allenatori della storia del calcio, la sua bacheca parla per lui. Però citando il compianto Luciano De Crescenzo in “Così parlò Bellavista“: “Il bene è il dubbio, quando voi incontrate una persona che ha dei dubbi state tranquilli, vuol dire che è una brava persona, vuol dire che è democratico, che è tollerante, quando invece incontrate questi qui [Indicando il punto esclamativo], quelli che hanno le certezze, la fede incrollabile, e allora stateve accorte, vi dovete mettere paura“.
Carletto non trasformare le tue certezze in fede ma dubita. C’è ancora tempo per questo Napoli e per fare una stagione degna del tuo grande nome.
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ILARIO COVINO
Articolo modificato 10 Nov 2020 - 14:23