L’entusiasmo di Lozano fa sperare che ci sia qualcosa dietro i fumi tossici del Napoli

Se non ci fosse il suo sorriso soddisfatto e ingenuo, dopo averci messo la testa, forse da San Siro non arriverebbe altro che una valanga di pessime notizie in una pattumiera. Ma quello di Hirving Lozano è un sorriso sinceramente entusiasta, di chi sa che ha ancora un futuro roseo. Da ricostruire, attualmente coperto da nuvole troppo dense. Chucky si fa largo tra i grigiori, tra i fumi tossici in cui si disperde questo Napoli.

È lui, al momento, l’anima. Lui, la sua voglia di correre e combattere su ogni pallone vagante, i suoi goal (ancora pochi) e sì, il suo sorriso confortante. Lui che Napoli l’ha scoperta più complessa di quanto si auspicava. Nei risultati, nel suo ambientarsi lento e claudicante. Prima il botto, poi l’anonimato. E ora, nell’encefalogramma piatto di questa squadra sofferente, si fa largo come una scossa di corrente. Ha segnato al Salisburgo, con una bella rasoiata da fuori area.

Ha bissato con il Milan, da rapace, lui che centravanti non è: di testa, calcolando bene la linea del fuorigioco, i tempi per andare sul pallone e l’angolo tra il palo e Donnarumma. Prima ancora, un assist a Milik contro la Roma. Bottino magro per i 50 milioni sborsati dal Napoli. Tanto, invece, in tempi di carestie e vacche magre. Oggi il convento passa questo, un Lozano a mezzo servizio da prendere o lasciare. Un Chucky che segna, esulta e sorride. Che ha bisogno del suo tempo, in un ambiente che non sia solo guerre fratricide e sabotaggi dall’interno.

Gli serve la calma, la fiducia, la comunione di intenti con i compagni. Intanto ha scoperto di nuovo come fare goal e questo – per ora – basta. E pazienza che ad abbracciarlo siano stati in pochissimi, che alcuni elementi azzurri neanche si accorgano del goal del vantaggio. L’agonismo, in questo Napoli, è di pochi. E tra quei pochi c’è Lozano. L’entusiasmo, invece, è tutto del messicano. Che segna e si concede anche un sorriso, un’arma rara in questi tempi depressi. Un’arma potente, perché fa sperare che forse – all’orizzonte – dietro le nuvole di fumi tossici, qualcosa di migliore ci sia.