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L’avventura di Carlo Ancelotti a Napoli sembra essere giunta al capolinea. Tuttavia non è detta l’ultima parola: questa sera la sfida contro il Genk sarà decisiva, anche se, al di là della partita che può dare agli azzurri il pass per gli ottavi di finale di Champions League, sembra che il mister emiliano possa lasciare tutto nelle mani di Gennaro Gattuso. Un addio che farebbe riflettere tanto. Perché Carlo Ancelotti non è l’ultimo arrivato: tanti trofei nella sua bacheca, tra le quali tre Champions League, che avevano fatto sperare tanto i tifosi azzurri dopo il saluto a Maurizio Sarri.

Eppure le cose non sono andate per il verso giusto. Di certo le colpe non sono da attribuire tutte al tecnico di Reggiolo ma, probabilmente, a stagione in corso il cambio allenatore è l’unica soluzione per cercare di ricominciare un nuovo cammino almeno fino a giugno.

I PROBLEMI DEL NAPOLI DI ANCELOTTI

E poi di problemi attualmente ce ne sono molti. Innanzitutto quello tecnico/tattico. Il Napoli con il 4-4-2 attuato da Ancelotti non riesce ad esprimere al meglio le sue qualità. Il centrocampo a due, soprattutto quando manca Allan, ha mostrato segnali di inferiorità rispetto alla mediana con tre uomini. E gli esterni di centrocampo, chiamati a tornare speso in difesa hanno perso lucidità negli ultimi 30 metri offensivi: non sono un caso i numeri e le statistiche inferiori alle passate stagioni di Insigne e Callejon, in termini di gol fatti. Pur di insistere su quel modulo, Carletto ha più volte schierato calciatori “fuori ruolo” e anche questo è risultato un problema per i calciatori azzurri: l’ultimo esempio è quello di Maksimovic terzino destro contro il Bologna, chiamato a spingere per gran parte della partita ma contro le sue caratteristiche principali.

Poi c’è stato un evidente problema di gestione dello spogliatoio. Carlo Ancelotti si è sempre distinto per essere considerato dai calciatori che ha allenato come un padre. Lo sarà stato anche a Napoli, ma nell’ultimo periodo la situazione gli è sfuggita di mano forse proprio questa è stata la causa scatenante che può portare al saluto di questa sera. Di certo il mister non è stato agevolato dagli addii che si sono susseguiti nell’ultimo anno e mezzo: prima Reina e Jorginho, poi Hamsik e infine Albiol, quattro pilastri dello spogliatoio partenopeo. Ed è stato difficile per il tecnico emiliano trasmettere alla squadra gli stimoli giusti per ripartire dopo il triennio di Sarri che ha portato il Napoli di De Laurentiis più vicino che mai alla conquista del tricolore.

Ma da Ancelotti ci si aspettava soprattutto una crescita dal punto di vista del mercato. Quando arrivò Rafa Benitez, probabilmente l’allenatore a lui più simile che si è visto sulla panchina del Napoli, riuscì a costruire un nuovo ciclo dopo quello di Mazzarri: arrivarono all’ombra del Vesuvio Reina, Albiol, Koulibaly, Ghoulam, Jorginho, Mertens, Callejon e Higuain, senza contare l’impiego continuo di Insigne che fino a quel momento aveva giocato poco. Certo il Napoli ha comprato ottimi giocatori nelle ultime sessioni di mercato ma da Ancelotti ci si aspettava qualcosa in più. C’era bisogno di qualche calciatore capace di portare a Napoli l’esperienza giusta per lottare e vincere qualcosa di importante. Invece ci sono stati solo investimenti con un’occhio al futuro e questo, purtroppo, non è bastato, anzi ha peggiorato le cose. Il processo di crescita del Napoli si è purtroppo arrestato e per farlo ripartire, probabilmente, c’è bisogno di un saluto.

GIUSEPPE ANNARUMMA

Articolo modificato 10 Dic 2019 - 18:48

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Scritto da
Giuseppe Annarumma