Perdere fa sempre male, anche quando ci sei abituato come il Napoli di quest’anno, perdere non è mai semplice sopratutto quando non lo meriti. Cambiare allenatore e perdere tre gare su quattro in alcuni casi può significare la fine anticipata di un ciclo non ancora iniziato. Contro la Lazio però si è rivista la luce in fondo al tunnel, anche nella sconfitta, anche nei soliti errori individuali che ormai attanagliano la stagione azzurra.
All’Olimpico è scesa in campo una squadra con idee, un gruppo con codici da rispettare e con la volontà di fare calcio. Ripartire e ricostruire un gruppo dopo le macerie lasciate dalla passata gestione tecnica non è impresa facile e lo si è visto nell’atteggiamento, e nelle gambe dei giocatori azzurri. Gennaro Gattuso però, non poteva lasciarsi scappare sotto il naso un’occasione come quella di Napoli e ha accettato l’ennesima sfida della sua carriera.
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Nei primi 45 minuti di Lazio-Napoli, gli azzurri hanno completamente annullato le fiammate degli avversari, spegnendo a più riprese Immobile e compagni. Nella prima frazione di gioco, i ragazzi di Gattuso hanno imposto un ritmo basso alla gara e provato a colpire gli avversari costruendo sempre da dietro il gioco senza mai però essere pericolosi contro una Lazio ben organizzata.
Se nel primo tempo, il Napoli dava quasi l’impressione di potersi accontentare di un pareggio contro la squadra più in forma del campionato, nella ripresa la musica cambia completamente. Gli azzurri guidati in campo da Lorenzo Insigne e in panchina da Gennaro Gattuso e dalle sue urla diventano per lunghi tratti della gara i padroni del campo, imponendo il proprio gioco alla squadra allenata da Simone Inzaghi.
Un palo, due parate di Strakosha su Insigne, tanta corsa e possesso palla alla fine portano al vantaggio della Lazio. Sì perché il calcio è un gioco ingiusto proprio come la vita che non sempre premia chi lo merita. In Lazio-Napoli, la vita ha un nome e un cognome, David Ospina che al minuto 83 regala l’1-0 ai padroni di casa. Anche in quel momento però il Napoli, resta una squadra viva e con una reazione d’orgoglio mette ancora alla prova la difesa dei capitolini ma non c’è verso, niente, quando non gira non gira. Triplice fischio e all’Olimpico possono concludersi degnamente i festeggiamenti per i 120 anni di storia bianco celeste.
Una sconfitta che brucia, che fa male ma che fa ben sperare e che lascia intravedere più di qualche segnale di miglioramento. Negli ultimi 45 minuti si è finalmente rivista un anima ed il lavoro di Gattuso sembra intravedersi sempre più. Ad oggi il Napoli, i napoletani e Napoli non possono far altro che aggrapparsi a lui, alle sue idee alla sua grinta. Nella speranza che un allenatore probabilmente a scadenza possa far ritornare il sorriso ad un gruppo e ad un tifo che da troppo tempo hanno dimenticato come ci si diverte con il gioco del calcio.
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ILARIO COVINO
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Articolo modificato 12 Gen 2020 - 11:12