CRISI CALCIO ITALIANO
Quanti soldi perderà il Napoli? Sembra una domanda insensibile, nei momenti in cui l’Italia piange i suoi connazionali. Ma la verità va ammessa: la Nazione tutta sta per andare incontro ad una crisi. E con esso il movimento calcistico. Quantificare le perdite e riorganizzarsi diventa un imperativo per moltissime società. Per altre, invece, il baratro: ce ne sono tante, troppe, che rischiano il fallimento. In mezzo, il Napoli, che può godere di una liquidità sostanziosa per far fronte alle emergenze. Ma che vedrà ridotti, in un modo o nell’altro, i suoi introiti. Ne abbiamo parlato con Marco Bellinazzo, giornalista del Sole24Ore ed esperto di calcio e finanza.
Questo post in breve
“Il danno subito dal Napoli va contestualizzato – dichiara ai nostri taccuini – ci sono due tipologie di danno: la prima è legata al botteghino. Giocando a porte chiuse si riduce l’incasso, per il Napoli la perdita potrebbe essere intorno agli 800 mila a partita. Bisognerebbe poi rimborsare i soldi agli abbonati per le partite giocate a porte chiuse. L’altro danno riguarda diritti media e sponsorizzazioni. Non ci sarebbero grossi problemi se si giocasse da maggio fino a fine giugno, si giocherebbe l’intero campionato.
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Il rischio serio è che il campionato non si concluda, lì si porrebbe un problema su sponsorizzazioni e diritti tv che metterebbe a serio rischio un terzo delle entrate. Gli sponsor potrebbero decidere di non pagare. Per quanto riguarda Sky e Dazn, potrebbero mettere in discussione il pagamento della loro quota, in quanto la prestazione non viene resa. Entra in gioco la situazione di causa di forza maggiore, invocata da Gravina. Se questa è prevista nei singoli contratti, una delle parti può rescindere l’accordo. Se non è prevista, può essere fatta valere dal Napoli, in quanto il fatto che la prestazione non sia stata resa non è imputabile al club”.
Dicevamo allora dei soldi che il Napoli ha lì, ben stipati in una cassaforte da aprire solo per far fronte alle emergenze. Sono oltre 100, i milioni di cui il Napoli può disporre. Ma il rovescio della medaglia arriva dal mercato: sarà difficile piazzare i gioielli a prezzi esorbitanti. Dura, in un’estate che era stata pensata per rifondare: “Evidente che il Napoli possa affrontare questa situazione molto più tranquillamente, perché ha una liquidità superiore ai 100 milioni. Tuttavia, la situazione limita la possibilità di lanciare investimenti particolari sulle strutture. Il problema è sulle plusvalenze. Il Napoli si aspettava di incassare un certo tipo di plusvalenza, ovviamente rischierà di incassare molto di meno, perché tutte le squadre risentiranno della crisi. Se si chiedono sacrifici a tutti, si chiederanno anche per i rinnovi, sia ai club che ai calciatori. Più difficilmente ora si potrà trovare un’altra sistemazione ad un calciatore, tutto ciò avrà un effetto mitigante sui costi dei cartellini sul mercato“. Meno incassi, ma meno uscite sul mercato.
Ma è inevitabile che l’intero movimento, volente o nolente, cambierà. C’è un’altra nube nera pronta ad abbattersi sui club, specialmente i più piccoli. In molti raschieranno il fondo, rischieranno il fallimento. L’unico aiuto può arrivare dal governo: “C’è un problema grosso – sostiene Bellinazzo – il 75% delle società italiane può andare in crisi. Esiste la norma del codice della crisi di impresa, il club viene messo in discussione, vengono imposte delle restrizioni. Essendoci molte squadre in difficoltà, è evidente che si possa creare un pericoloso effetto domino. Il calcio non è solo Cristiano Ronaldo, ci sono migliaia di lavoratori e calciatori che non guadagnano stipendi astronomici. Il Governo deve tenerlo presente nel prossimo decreto: il calcio va aiutato.
È giusto che si rivedano i contratti, con una riduzione, ma occorre mettere in sicurezza le società e fare in modo che si iscrivano. Vedo rischi per tantissime società. Noi vediamo il fenomeno dal punto di vista dei club, ma la crisi economica generale farà scaturire altri problemi. Le aziende di sponsorizzazioni ne risentiranno, anche perché i costi di sponsorizzazione sono sempre i primi ad essere tagliati. Molti club sono preoccupati, potrebbero perdere un terzo delle entrate dagli sponsor. Anche le aziende proprietarie dei club avranno problemi, prendo ad esempio il caso della Casertana, che ha un’azienda salda alle spalle, ma che non riesce a pagare gli ultimi emolumenti a causa di questa situazione”.
Ecco la soluzione proposta, agognata dai club che avrebbe un unico obiettivo: respirare. Il taglio agli stipendi dei calciatori diventa una piccola via di uscita. Ma non è facile, non c’è una norma che li obblighi. Si dovrà trattare in un tavolo con Lega, AIC e Assoallenatori. Qui, però, c’è ottimismo: serve uno sforzo da parte di tutti: “L’invocazione della causa di forza maggiore, chiesta da Gravina al governo, serve per contrattare con i calciatori. Penso che si aprirà un tavolo con l’AIC e le varie leghe per stabilire in che termini negoziare i contratti. La percentuale di cui si parla è del 10-20%, penso si possa giungere a una via di mezzo. Allungamenti dei contratti e proroghe? Sul contratto dei calciatori deve intervenire la FIFA, avrebbe senso per chiudere la stagione. Sui diritti tv non dovrebbero esserci problemi, l’ultimo accordo riguarda il triennio 2018-21. Tutto serve per finire la stagione, anche se penso sia impossibile iniziare ai primi di maggio, forse più verso la fine del mese”.
I club, sì. I calciatori, anche. Le Federazioni, ovviamente. Chi manca all’appello? Chi porta il calcio nelle case: le pay tv. Sky, DAZN, tv estere: a quanto ammonta il danno economico?
Sky paga circa 700 milioni di quota parte, poi c’è la parte di DAZN e quella delle tv estere. In ballo, nel caso in cui la stagione non fosse portata a termine, ci sarebbe un terzo di quella cifra. A chi spetterebbe pagarla? È una bella situazione legale, proprio per questo Gravina aveva chiesto di riconoscere lo status di forza maggiore. Renderebbe la Lega più forte nella negoziazione. Il vero tema è che il calcio italiano, dalla prossima negoziazione, si aspettava una cifra maggiore, difficilissima ora da raggiungere. La crisi economica porterà pochi abbonati in più alle pay tv, il che porterebbe minori introiti nelle casse delle società”.
È crisi, dunque. O meglio, lo sarà. Serviranno sforzi, trattative, servirà soprattutto l’organizzazione, quella che spesso è venuta a mancare. Prima occorre superare la quarantena, annientare il virus, rialzarsi nella salute. Poi si penserà ai conti in tasca. Per ri-pianificare e ripartire.
A cura di Vittorio Perrone
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Articolo modificato 20 Mar 2020 - 14:23