Pepe Reina, ex portiere del Napoli attualmente all’Aston Villa, ha rilasciato una lunga intervista all’edizione odierna de Il Corriere dello Sport. Lo spagnolo è risultato positivo al Coronavirus: ha raccontato di star meglio ora, ma la paura è stata tanta. Ecco le sue parole:
“La compagnia non mi manca, siamo io, mia moglie Yolanda, cinque figli e i due suoceri. La casa è grande e la solitudine non vi ha accesso. Però isolato lo sono stato dopo aver accusato i primi sintomi del virus. Febbre, tosse secca, un mal di testa che non mi abbandonava mai, quel senso di spossatezza… L’ unico spavento quando per venticinque minuti mi è mancato l’ ossigeno, come se la gola si fosse improvvisamente ristretta e l’ aria non riuscisse a passare… I primi sei, otto giorni li ho trascorsi chiuso in una stanza. E poi ho cominciato a uscire nelle ore notturne, quando i ragazzi e i miei suoceri dormivano. Una vita a targhe alterne. Faccio ancora attenzione a tenermi a distanza dai genitori di Yolanda, non sono più giovanissimi”.
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“Napoli è la mia dimensione naturale, a Monaco me ne accorsi subito, mi resi conto che volevo una vita diversa, esattamente come quella che avevo lasciato. Aggiungici che al Bayern ero dietro a Neuer, la volontà di rientrare fu immediata… Non avrei potuto fare una scelta migliore, posso assicurare che non mi sono mai divertito tanto a giocare come nei tre anni di Napoli con Sarri.
Il Napoli avrebbe dovuto riscattarmi dal Liverpool, non si trovarono i numeri e quindi dovetti cercare un’ altra squadra. Fu il presidente a riprendermi. Che collettivo. Lo spirito con cui ci allenavamo e giocavamo, e la qualità del gioco di quel Napoli. Non vedremo mai più una squadra muoversi in quel modo. Sarri riuscì a portarci al di sopra di limiti e potenzialità. In quegli anni avete visto il miglior Koulibaly, il miglior Mertens, un Allan strepitoso, Albiol una guida formidabile, il contributo pre zioso di Callejòn e Insigne. A un certo punto della seconda stagione sembrava che giocassimo a memoria. Non c’ erano primedonne, ma grande disponibilità, e umiltà, il nostro leader era il gioco che ci aveva insegnato lui”.
Sai cosa mi manca davvero? L’ appartamento a Posillipo, il sole”.
Articolo modificato 31 Mar 2020 - 08:47