ESCLUSIVA SN – Calaiò: “Napoli la mia grande sfida. Col Lecce il mio gol preferito. C’è e ci sarà sempre affetto per i napoletani”

CALAIÒ NAPOLIEmanuele Calaiò non è mai stato dimenticato all’ombra del Vesuvio. 136 partite e 44 reti con la maglia azzurra, protagonista del doppio salto dalla C alla Serie A. L’ex attaccante del Napoli ha rilasciato alcune dichiarazioni ai nostri microfoni in esclusiva, ricordando il suo passato azzurro. Ecco quanto raccontato:

CALAIÒ NAPOLI, L’INTERVISTA COMPLETA

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“Sto bene, sto a casa il più possibile in questo momento di emergenza, cercando di non rischiare nulla e uscire solo per cose necessarie come la spesa. Nel pomeriggio mi invento qualcosa con la mia famiglia e mi alleno. Calcio? Credo che la Serie A e la Serie B finiscano entro fine agosto perché ci sono troppi interessi sotto. Le squadre più piccole fanno mercato con quei soldi, dunque, credo che presto riprenderanno se le cose dovessero migliorare per portare al termine la stagione calcistica“.

CALAIÒ NAPOLI, L’INIZIO DI TUTTO

“Nella mia carriera ho sempre sposato i progetti, senza farmi mai incantare dalla categoria. In primis l’ho fatto col Napoli dopo i tanti gol fatti col Pescara in Serie B. Nella mia testa c’era l’obiettivo di crescere dal punto di vista mentale e caratteriale e affrontare una piazza così calorosa era il passo giusto da fare. Dopo che hai giocato a Napoli puoi giocare dappertutto, è una piazza che ti dà tantissimo. Ero ancora un ragazzino ma volevo portare il Napoli dove meritava. Con l’aiuto di tutti i miei compagni è successo qualcosa di straordinario. Abbiamo vinto due campionati ed è stato emozionante ritrovarci in A dopo poche stagioni. Ora vivo a Napoli, ho sposato una napoletana e qui sto molto bene.

Avellino-Napoli? La delusione fu tanta ma probabilmente non ci eravamo calati per bene nella categoria. L’Avellino si dimostrò una squadra di Serie C, con tanta fame, pronta a salire in Serie B. Dopo quella delusione ripartimmo con la voglia di vincere e stravincemmo nell’anno successivo. Avevamo capito che dovevamo giocare con tanta fame, “da provinciale”. Marino costruì un mix tra giovani e gente esperta.

Fu una stagione bellissima. Mio padre ancora oggi ricorda quei momenti bellissimi. Pochi giorni fa proprio mi ha mandato il video di Napoli-Perugia. Fu una giornata fantastica come la fu quella del Marassi. In quel caso fu bellissimo vedere napoletani e genoani mischiati per festeggiare un traguardo raggiunto insieme”.

UNA FANTASTICA CAVALCATA

“Serie B? Il calcio è cambiato ultimamente. Il livello si è abbassato un po’ rispetto a qualche anno fa. Quando ero in Serie B col Napoli il campionato fu durissimo. Ma adesso la Serie B non è come quella di una volta. Noi vincemmo il campionato insieme a Genoa e Juventus, due squadre che potevano stare benissimo in Serie A. Ricordo con piacere le vittorie di Brescia e Verona. Lì odiano i napoletani e ricordo perfettamente la goduria nel vincere al Bentegodi con solo 30/40 napoletani residenti lì al seguito. Trasferte durissime: Bologna, Lecce, Frosinone, dove se Trotta non si fosse inventato quel gol non avremmo vinto.

Io, Grava, Iezzo, Carmando e De Novellis ci vedevamo sempre in ritiro per giocare a briscola. La sera prima di Genoa-Napoli non lo facemmo. Restammo svegli fino alle 4 del mattino. Pensavamo al fatto che il Genoa doveva vincere per forza e noi, invece, avevamo due risultati su tre. Sapevamo di essere una grande squadra ma giocare al Marassi contro il Genoa sapevamo sarebbe stata durissima. Quindi non riuscivamo a dormire pensando a quello che sarebbe successo il giorno dopo. Ci vogliono attributi, esperienza e personalità per affrontare determinate partite.

Calaiò Napoli
Calaiò Napoli

Genoa-Napoli e Napoli-Lecce sono le partite che ricordo di più di quella stagione. Il gol che segnai al San Paolo contro il Lecce è quello che ricordo con più piacere. Non è stato il gol più bello che ho segnato ma di sicuro quello più importante e per questo lo metto al primo posto tra i miei preferiti. C’erano 50mila persone, la scritta “Ti amo”. Un’atmosfera che solo i napoletani riescono a creare. Quando giocavamo al San Paolo non ce n’era per nessuno.

Napoli-Juve in Coppa Italia (3-3 e vittoria del Napoli ai rigori ndr.)? Paolo Cannavaro fece un gol stupendo, un gesto non da lui, nonostante in allenamento scherzavamo cambiandoci di ruolo. Una partita che mi ha lasciato tantissime emozioni. Fu bellissimo segnare un gol come quello a Buffon, di destro poi che utilizzo solo per salire sul pullman. Li ricordo bene quelli col destro perché sono stati davvero pochi“.

CALAIÒ NAPOLI, L’AMARA SERIE A

Livorno-Napoli e la doppietta? Furono due gol che significarono rivincita per me. Quell’anno di Serie A è l’unico mio rimpianto della carriera di Napoli. Dopo anni di sacrifici in serie minori è stato difficile non avere avuto l’opportunità di dimostrare il mio valore in quella categoria. Però so come funzione nel calcio: per Reja ero fondamentale in C e in B, poi in Serie A ha preferito un attaccante di peso al fianco di Lavezzi, a mio discapito.

Ho giocato solo due partite da titolare, la prima col Cagliari da capitano e quella col Livorno in cui ho dimostrato di potermela giocare con chiunque. Se sei forte i gol li fai in tutte le categorie. Poi, visto che volevo giocare in Serie A, decisi di trasferirmi altrove, nonostante De Laurentiis mi chiamò più volte per restare. Avrei preferito restare a vita a Napoli, ma purtroppo non fu così. A Siena ho fatto grandi campionati e lì mi sono consacrato anche nella massima serie“.

IL RITORNO A NAPOLI

Ritorno a Napoli? Il mio fu un arrivederci perché volevo confrontarmi col campionato di Serie A e poi magari tornare a Napoli per giocarmi le mie carte, e così fu. Mazzarri mi chiamò perché mi disse che gli serviva un vice-Cavani che conoscesse già l’ambiente e la piazza.

L’anno prima stavo facendo una grande stagione. A Cesena Francesco Rocca, che faceva l’osservatore di Prandelli ed era stato il mio allenatore nelle giovanili della Nazionale, era venuto a vedere me e Destro per convocarmi per lo stage di Coverciano. Mi ruppi il perone in quella partita e le cose per me e la mia carriera cambiarono. Ripresi a correre per riconfermarmi e arrivò la chiamata di Mazzarri. Era un onore per me tornare a Napoli, nonostante sapessi che era difficile giocare con Cavani. Lui era una bestia, voleva giocare anche le amichevoli con la Primavera. Però non ho saputo resistere alla chiamata degli azzurri: sapevo di avere l’opportunità di potermi giocare la Coppa Italia, l’Europa League. Rifiutati il Torino, quindi, e tornai al casa, a Napoli“.

AL DI FUORI DEL CAMPO

In tutte le squadre in cui ho giocato mi hanno sempre voluto bene. Ho un carattere generoso, passionale e sono sempre stato attaccato ad ogni maglia per la quale ho giocato. A Napoli avevo un bel rapporto con tutti. Ricordo quello con Hamsik, Zuniga. Con Grava, il mio miglior amico, facevamo casino e scherzi negli spogliatoi. Ma anche quando feci il ritiro con Benitez instaurai un bel rapporto con Higuain, Callejon, Reina. Aiutavo anche io, facendo parte della “vecchia guardia”, i nuovi arrivi ad inserirsi nell’ambiente. Gioco ancora con Montervino, Iezzo, Grava. Mora è mio cognato e lo vedo sempre praticamente.

La mia esultanza? Eravamo a cena con mia moglie e degli amici. All’epoca vari campioni avevano la loro esultanza e tutti cercavano di emulare i loro campioni. Così cercai un’esultanza tutta mia, anche per tramandarla nel tempo. Venne fuori di esultare come Robin Hood, o Cupido, per festeggiare insieme ai miei tifosi“.

IL SALUTO DI CALAIÒ

Ora sono un dirigente nel settore giovanile della Salernitana. Cercherò di crescere anche da quel punto di vista per arrivare più in alto possibile. Sono contento di tutte le scelte che ho fatto. Come faccio sempre lascio un caro saluto a tutti i tifosi del Napoli, con la speranza di poterci rivedere presto per le strade della città, appena tutto questo sarà finito. Ancora oggi mi fermano per foto e autografi perché l’affetto è rimasto e ci sarà sempre verso Napoli”.

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GIUSEPPE ANNARUMMA

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