L’epoca d’oro del Napoli la conosciamo tutti. È legata indissolubilmente alla figura di Diego Armando Maradona e difficilmente si potranno ripetere i successi e godere dell’entusiasmo che la città partenopea ha vissuto vedendo “D10S” correre sull’erba del San Paolo.
Dal 1984 al 1991 è riuscito a far entrare la sua squadra tra le grandi d’Europa ottenendo due Scudetti, una Coppa Italia, una UEFA e una Supercoppa.
Con la drammatica uscita di Maradona dai campi sportivi, squalificato nel 1991, la società passò dall’essere la migliore squadra d’Italia a diventare una squadra di bassa classifica in meno di 10 anni.
Immersa in una profonda crisi, sia sportiva che economica, la squadra fu condannata alla Serie C1 nell’estate del 2004, un fatto che portò alla scomparsa del club.
Qui entrò in scena Aurelio de Laurentiis che in pochi anni, a base di denaro e molto lavoro, riuscì nella difficile impresa di formare un gruppo solido per risalire nella categoria regina ed ottenere nuovamente la “licenza di sognare”. Il 10 giugno 2007, il suo Napoli tornò ufficialmente in Serie A.
A quel punto le aspettative iniziarono a crescere e l’inizio fu tutt’altro che semplice. Ci fu molto scetticismo durante l’estate per la campagna acquisti centrata sui giovani. I principali giocatori ingaggiati per far ripartire il nuovo Napoli furono Lavezzi, Hamsik e Gargano.
El Pocho viene fortemente voluto dall’allora DG del Napoli Pierpaolo Marino. Alla sua seconda partita ufficiale, in coppa Italia contro il Pisa, segna una tripletta. Dimostra subito le sue qualità migliori. Per i tifosi è amore a prima vista. I suoi scatti e i dribbling ubriacanti scaldano il cuore della città come ai tempi di Maradona. Non importa se a fine stagione il numero delle reti segnate non sarà elevato per un attaccante. In totale, durante le 5 stagioni giocate con la maglia del Napoli, segnerà 48 reti e fornirà 61 assist.
Hamsik sbarca a Napoli a soli vent’anni in un contesto, come già ricordato, tremendamente difficile e frenetico; il ritorno in serie A della squadra partenopea. Tra le critiche della tifoseria, che aveva richiesto al presidente Aurelio De Laurentiis certezze e non scommesse sul futuro, Marek riesce ad imporsi grazie al suo straordinario talento e alla sua intelligenza tattica. Nel giro di poche stagioni, oltre ad essere il massimo cannoniere della squadra, Marekiaro diventa il simbolo del nuovo Napoli. Anche il suo look si trasforma, così tanto che i tatuaggi e il suo stravagante taglio di capelli lo convertono in uno dei calciatori più iconici d’Europa.
La squadra, agli ordini di Reja, corre più di ogni altra, difendendosi con ordine, combattendo per ogni palla e mostrando immaginazione e potenza. Lavezzi si sposta ovunque con talento e verticalità e Hamsik sorprende da dietro e segna gol.
Alla fine del campionato, la neopromossa è ottava ed ottiene la qualificazione all’Intertoto.
La stagione 2008/2009 inizia molto bene ma da gennaio in poi è una discesa che porta la squadra al dodicesimo posto in classifica e mister Reja che lascia il posto a Donadoni. L’ex milanista non durerà a lungo ed il suo esonero porterà in panchina a Walter Mazzarri che col cambio modulo ridarà vigore alla squadra e raggiungerà il sesto posto in classifica.
Siamo arrivati così alla stagione 2010/2011. La squadra è ormai strutturata e solida. Manca solo un giocatore che faccia fare il vero salto di qualità nel reparto offensivo. Ed ecco che dal Palermo arriva il giovane attaccante uruguaiano, Cavani.
Edinson Cavani.
Con lui il Napoli trova il realizzatore di cui aveva bisogno.
Mazzarri lo schiera come terminale offensivo nel suo 3-4-2-1, con Hamsik e Lavezzi a completare il tridente magico.
Nel ruolo a lui più congeniale, El Matador, realizza doppiette e ben quattro triplette, terminando la sua prima stagione partenopea con 33 gol realizzati su 47 partite tra campionato e coppe. Con la maglia azzurra segnerà 104 gol in soli 3 anni, con una media da quasi 1 gol a partita.
Con la qualificazione diretta per la Champions League il Napoli ritorna tra le grandi d’Europa.
Agli Azzurri capita il “gruppo della morte” con Bayern, Manchester City e Villarreal. I napoletani a sorpresa chiudono al secondo posto e passano agli ottavi, dove perdono contro il Chelsea, futuro campione della competizione.
Ma è in Coppa Italia dove il Napoli riesce finalmente a conquistare un trofeo che mancava da 25 anni.
Il tridente non tradisce e la squadra di Mazzarri batte in finale la Juve campione d’Italia 2 a 0, con reti di Cavani su rigore ( fallo su Lavezzi) ed Hamsik su azione.
In città si rivivono sentimenti che sembravano dimenticati. Risale al 1987, infatti, la data dell’ultima Coppa Italia vinta dal Napoli e al 1990 quella della Supercoppa italiana, ultimo trofeo vinto in assoluto.
Questa partita sarà inoltre ricordata come l’ultima di Lavezzi, che in estate verrà ceduto al Paris Saint-Germain. Resterà comunque l’argentino più amato dai napoletani dopo Diego.
Con Hamsik e Cavani hanno segnato l’inizio di una nuova epoca. Sono riusciti a riportare il sorriso e l’entusiasmo in una piazza che vive e vivrà il calcio come poche altre al mondo.
Articolo modificato 23 Feb 2024 - 13:03