Consegne a domicilio, Sorbillo non riapre. Proteste delle pizzerie: “Meglio stare chiusi”

Continuano i problemi a Napoli legati al Coronavirus. In particolare le attività di ristorazione in Campania lamentavano il divieto di poter effettuare il proprio lavoro, quanto meno a domicilio. Questo fino all’ordinanza firmata ieri dal presidente Vincenzo De Luca, che ha permesso l’uso del delivery a partire da lunedì 27 aprile.

CONSEGNE A DOMICILIO, SORBILLO RESTA CHIUSO

Eppure i contrasti non sembrano essere finiti. Alcune pizzerie a Napoli sono in rivolta perché i costi sarebbero superiori agli incassi. In primis Gino Sorbillo, che tramite i suoi social ha annunciato che il 27 aprile non riaprirà e ragionerà sul da farsi con altri ristoratori.

ECCO IL POST:

https://www.instagram.com/p/B_U4XZbKC5A/

CONSEGNE A DOMICILIO, LA PROTESTA DELLE PIZZERIE DI NAPOLI

Tra i locali che resteranno chiusi c’è anche quello di Paolo Pagnani, titolare della pizzeria Brandi: “Senza lo sblocco del take away, che non è previsto dall’ordinanza, il delivery non lo riprenderemo almeno fino al 4 maggio – riporta la versione online de Il Mattino -. Il delivery è utile a seconda della tipologia di ristorante. Chi operava già con la consegna a domicilio trarrà giovamento dall’ordinanza, ma noi di solito facciamo asporto al banco e consegne nelle zone circostanti al locale. Affidarci oggi a una piattaforma ci costerebbe il 35% Iva esclusa su ogni ordinazione. Un costo alto.

Il delivery sarebbe appetibile per noi con il take away, che consentirebbe ai clienti di venire a prendere la pizza in negozio, in questo modo potremo dare respiro ai nostri dipendenti, che tra l’altro non hanno ricevuto ancora la cassa integrazione. Preferiamo aspettare ancora qualche settimana e organizzare una riapertura vera e propria”.

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