30 anni fa il secondo scudetto del Napoli! Il ricordo dell’allenatore Bigon: “Il pullman in corsa verso il San Paolo era attorniato dai tifosi, era incredibile!”

SCUDETTO NAPOLI 1990 – Sulle sue pagine di oggi, il noto quotidiano La Repubblica ha ricordato, a distanza di 30 anni esatti oggi (29 aprile), il secondo scudetto vinto dal Napoli, allora di proprietà di Corrado Ferlaino. Il ricordo è passato attraverso un’intervista diretta all’artefice di quella strepitosa cavalcata: l’allenatore Alberto Bigon. Dopo tre decenni, questo è stato il ricordo commosso dell’ex tecnico azzurro che, in quel 29 aprile 1990, si è iscritto all’albo d’oro della Serie A e ha scritto una delle pagine più importanti del club azzurro. Ecco quanto riportiamo noi della redazione di SpazioNapoli:

SCUDETTO NAPOLI 1990, L’INTERVISTA AD ALBERTO BIGON

Scudetto Napoli 1990
Alberto Bigon, allenatore del Napoli vincitore dello scudetto del 1990, in una foto del 2016

Trent’anni e non sentirli affatto. Lo scudetto del ‘90 arrivò con un sorpasso al fotofinish sul Milan. Poi l’apoteosi finale al San Paolo. Era il 29 aprile 1990. L’architetto di quell’impresa calcistica è Alberto Bigon, allenatore legato a filo doppio alla città. Una fugace esperienza da calciatore (nel 1967) prima di scegliere la Spal perché aveva poco spazio con il Petisso Pesaola, poi il trionfo in panchina“.

Bigon, ripartiamo da sette giorni prima: il Napoli supera il Milan alla penultima con la vittoria (4-2) a Bologna…
«Eh già: i rossoneri perdono nella fatal Verona che io conosco bene. L’avevo provata in prima persona nel 1973, da giocatore».

La classifica dice Napoli 49, Milan 47 prima dell’ultima giornata.
«Avevamo bisogno di un pareggio con la Lazio, ma ovviamente non mi fidavo. Non potevamo preparare così la partita, avremmo rischiato uno scivolone».

La città già festeggiava.
«Questo poteva rappresentare un altro rischio, ma ho avuto la fortuna di avere un gruppo di giocatori responsabili che affrontò la vigilia di quella sfida con professionalità e determinazione. L’esempio è stato Baroni, che poi ha realizzato il gol decisivo».

Come avevate preparato quella partita?
«Sapevamo di dover segnare noi all’inizio e andare in vantaggio in modo da poter controllare il risultato».

Baroni impiegò 7 minuti.
«La strada è subito in discesa, così possiamo dedicarci alla seconda fase del nostro piano. Limitarci a contenere l’avversario senza prendere troppi rischi. La Lazio non aveva troppe velleità di classifica, ma a nessuno piace perdere, quindi siamo stati bravi a blindare la vittoria».

Poi, la grande festa…
«Ma ho un altro ricordo indelebile nella mia memoria».

Quale, Bigon?
«Il tragitto dal centro Paradiso, a Soccavo, fino allo stadio San Paolo prima della gara. Siamo stati accompagnati da un mare di gente. Era un percorso breve, ma il pullman era circondato dai tifosi e avanzava lentissimo. Non dimenticherò mai le persone affacciate ai balconi che ci incitavano. Fu assolutamente incredibile».

Quando ha capito che il Napoli era da scudetto?
«Perdemmo 2-1 a Marassi contro la Sampdoria a cinque giornate dalla fine. Giocammo molto bene, la squadra era un po’ demoralizzata e decisi di parlare ai ragazzi nello spogliatoio. Provai ad incoraggiarli. “Se giochiamo sempre così, riusciremo a vincere. Ci dovete credere”, dissi così: io ci credevo».

E la monetina di Alemao?
«Non ho mai voluto fare polemica con il Milan. Ma il punto in più di Bergamo non ha influito. Avremmo vinto comunque noi. Guardate la classifica…».

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