ULTIME NOTIZIE NAPOLI – A Radio Marte nel corso della trasmissione “Si gonfia la rete” di Raffaele Auriemma è intervenuto l’avvocato Mattia Grassani, legale di fiducia della SSC Napoli di Aurelio De Laurentiis. Queste le sue parole
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“Responsabilità civile e penale in caso di danni gravi a calciatori? Non siamo così catastrofici. È vero che il virus ha stroncato tante vite, ma è statisticamente meno probabile che i giovani possano passare a miglior vita. La situazione è paradossale. Io la paragono a quella di uno scalatore che deve raggiungere una meta, scala 99 montagne e manca l’ultimo picco da superare per raggiungere l’obiettivo. Quest’ultimo passo, sicuramente più importante spetta alle autorità sanitarie e alla politica. Il tema delle responsabilità è centrale, ma mi è difficile pensare che un Presidente del Consiglio e il Ministro dello Sport possano essere soggetti a procedimenti civili, penali o risarcitori. Il tema è delicato, ma la responsabilità ricade sulle società che organizzano le attività di lavoro. Questo è quello che prevede il codice civile e penale. Non serve un decreto per stabilire di chi sono le responsabilità.
Lo sport ha dato un’immagine propositiva, seria e di responsabilità, in primis Gravina. Stanno facendo di tutto per permettere al prodotto calcio di non crollare dopo anni e anni di duro lavoro per la sua costruzione. La Figc sta facendo il possibile, ma ora è tutto in mano al Governo.
Se credo che De Laurentiis abbia proposto le soluzioni più condivisibili? Questa discriminazione presente nel decreto tra l’allenamento al parco e in una struttura societaria, assolve a ragioni che non comprendo. De Laurentiis ha centrato il problema e credo che abbia assunto la posizione più lungimirante, propositiva e attinente alla realtà. Se 10 calciatori si vedono al parco, osservando tutte le precauzioni ma senza lo staff, quali rischi minori incorrerebbero rispetto al farlo in una struttura sportiva?
Questione contratti? Se il calcio potrà riprendere, deve ancora completare tutti i tasselli per poterlo fare. Quello dei contratti è uno di essi. La parte normativa necessita di un ulteriore step. C’è stato un passaggio epocale prolungando la stagione, ma non è ancora il provvedimento finale. I contratti e i tesseramenti hanno ancora scadenza al 30 giugno. Io dico che la soluzione non sia difficile: basterebbe prolungare i contratti esattamente del tempo in cui nessun atleta e nessun tecnico ha svolto l’attività professionale. Sarebbe un sufficiente provvedimento molto facile da raggiungere mediante un protocollo condiviso da federazione, leghe e associazioni di categoria”.
Articolo modificato 1 Mag 2020 - 21:00