L’ex arbitro internazionale gruppo VAR pro dell’AIA, Paolo Silvio Mazzoleni è intervenuto a Punto Nuovo Sport Show in onda su Radio Punto Nuovo. Di seguito quanto evidenziato:
“Il Covid-19 è stato terribile. Ho costantemente l’immagine di carri militari che giravano per la città, non si capiva nulla ed intanto i contagi crescevano. Bergamo è stata messa in ginocchio, una generazione completamente eliminata in maniera crudele. Spero che siamo alla fine di una bruttissima esperienza, ma sono sempre orgoglioso della mia città, Bergamo ha reagito e costruire con fatti e volontari un ospedale nel giro di una settimana sia uno spot incredibile per la mia città. Spero possa essere d’esempio in tutto il mondo”.
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“Siamo all’inizio, abbiamo una commissione molto attenta alle esigenze del CTS e della Federazione ed alla tutela dei propri arbitri. Personalmente ritengo difficile pensare che 25 arbitri e 45 assistenti possano essere messi in quarantena per un periodo lungo. È chiaro che gli arbitri come sempre, saranno pronti ad adeguarsi alle linee guida. Saremo pronti a visite, tamponi, qualsiasi cosa sia necessario per la tutela nostra e di tutti facenti parte del settore”.
“Personalmente, ritengo che la gente sia ancora spaventata, nonostante il rispetto delle disposizioni. Mi verrebbe da dire che è il momento di dare fiducia alle persone, così anche nel calcio. Se si vuole ripartire e dare speranza alle persone, bisogna farlo in massima sicurezza, non dimenticando che si ha a che fare con dei professionisti, inclusi i miei colleghi, che pensano alla tutela delle proprie famiglie e della propria salute.
Certamente ci organizzeremo per modulare al meglio le trasferte, è chiaro che Rizzoli che il designatore non sono stati in vacanza finora, ma stanno lavorando alle modalità migliori per poter mettere i propri arbitri in garanzia”.
“Penso sia fondamentale che una persona che sia al VAR, per ottenere un risultato migliore, deve aver avuto ottime esperienze. Certamente il VAR è diverso dall’arbitro in campo, ho avuto dello scetticismo iniziale, ma mi entusiasma molto. Il campo mi manca, ma mi piace molto stare al VAR, è stata una chiave di volta per il calcio che si è evoluto. Va ottimizzato e stiamo lavorando per quello, ma credo ciecamente nel progetto.
Abbiamo un protocollo rigido da seguire, per quanto riguarda le dinamiche di campo. Mi sono accorto in quest’ultimo anno che è molto chiaro a noi, ma non a tutti. Sarebbe d’aiuto renderlo più chiaro possibile per noi e per chi segue il calcio, è molto meno misterioso di quanto si pensi. Sono stato per tante partite al VAR, non ho mai pensato a linguaggi o codici strani, il protocollo è veramente chiaro. Dall’altra parte non c’è un robot, ma un nostro collega pronto a darci una mano, senza mai dimenticare che il VAR serve per togliere errori clamorosi.
Il pensiero di un VAR è avere un ottimo arbitro ed il pensiero di un arbitro è di avere un ottimo VAR. È chiaro che se al VAR c’è un arbitro di grande esperienza, un arbitro giovane è portato a recepire totalmente i consigli datigli. Non vorrei passasse il messaggio che il VAR veicola la prestazione di un arbitro, c’è bisogno comunque di arbitri bravi che dirigano le partite. Nell’88-89 si parlava già di far parlare gli arbitri a fine gara, io ho il rammarico di non essere riuscito in questa missione”.
“Ho chiuso la mia carriera e non ho mai avuto la presunzione di pensare di essere un grande arbitro, ma ho sempre fatto qualsiasi cosa con tanta coscienza”.
“Gli uomini giusti ci sono in AIA, tanti dirigenti preparati, persone per bene, arbitri che sanno parlare. Non c’è un mio collega che avrebbe timore a rilasciare un’intervista o fare una chiacchierata. Non penso sia interesse dello sportivo sentire una discussione in TV perché l’arbitro ha preso una decisione piuttosto che un’altra. Spiegare le dinamiche di una partita, spiegare il protocollo VAR, potrebbe essere utile”.
“Ci sono partite che ricordo con soddisfazione, sono quelle in cui dell’arbitro non se ne parla proprio. Quelle con tanti gol, stadio pieno. Pensare di ricominciare il campionato a porte chiuse, è una ferita, ma capisco le dinamiche e nonostante sia uno sportivo, le partite che si ricordano sono quelle con gli stadi pieni. Attualmente abbiamo un eccellente designatore, riesumare qualcosa simile ad un sorteggio integrale sarebbe eretico da parte mia. Penso che Nicchi abbia fatto molto bene, non so quali saranno le prossime dinamiche, se Nicchi deciderà di proseguire, noi ci sentiamo tutelati”.
“Sono state fraintese le mie parole, con alcuni capitani, andando avanti con gli anni, c’era un rapporto più concreto, diretto. Con altri capitani si faceva un po’ più fatica, ma non ho mai detto di non sopportare Hamsik”.
“Parlare adesso di quel che è successo un anno fa, non ne capisco il motivo. E’ una problematica affrontata al momento e chiarita al momento. Penso non sia nell’interesse di nessuno tornarci”.
Articolo modificato 15 Mag 2020 - 14:23