L’Università di Aarhus, in Danimarca, ha effettuato uno studio approfondito sul rischio di contagio presente nel mondo del calcio. Tale studio si è basato sui movimenti dei calciatori all’interno della Super League, il maggiore campionato danese. Ne ha parlato il Corriere della Sera all’interno dell’edizione odierna, di seguito quanto evidenziato dalla nostra redazione:
“I ricercatori hanno simulato la presenza di un giocatore infetto ed hanno analizzato quando e per quanto tempo gli altri giocatori si sono trovati nel raggio di un metro e mezzo da lui. Tale distanza è quella sotto la quale il rischio di contagio viene considerato rilevante. Ta questo studio è emerso che nel corso di una partita i calciatori si trovano ad una distanza di infezione per un lasso di tempo compreso tra gli 0 e i 657 secondi, ovvero poco meno di undici minuti. L’analisi ha però ovviamente evidenziato grosse differenze in base al ruolo del calciatore. È emerso che il ruolo più a rischio contagio è quello del centravanti, che si trova a rischio contagio per circa mezzo minuto in più rispetto alla media”.
Il professor Thomsen, immunologo dell’Università di Copenaghen però spiega che: “Tale lasso di tempo non è sufficiente per considerare il calcio uno sport a rischio poiché il National Board of Health ritiene rilevante un contatto se tu sei a meno di due metri da una persona per più di 15 minuti”.