Non tutte le favole hanno un lieto fine, non tutte le notti sono stellate, ma quella che si è appena conclusa è una di quelle, è una storia felice.
È proprio nella notte più buia che riesci a vedere le stelle, è proprio nel momento in cui pensi di aver perso tutto, che vedi la luce. Deve essere stato così anche per agli azzurri, quando, dopo aver perso la retta via solo qualche mese fa, si sono poi ritrovati sui binari che li hanno condotti dritti in città, con in mano la Coppa.
Con loro, Gennaro Gattuso, unico vero traghettatore del gruppo. E forse l’unico, in grado di trasmettere agli azzurri quei valori che erano stati improvvisamente persi. Del resto lui, più di tutti, ha dato l’esempio. È stata la dimostrazione più vera, provata sulla sua pelle, che i momenti difficili possono si abbatterti, ma anche darti un’estrema forza. La sua è stata una conquista portata a casa a denti stretti, con il cuore diviso a metà fra la tristezza più grande e la più immensa delle gioie. Doveva essere anche per Francesca questa finale, e così è stata. Fino alla fine.
Un uomo che più di tutti ha saputo comprendere e abbracciare il calore di Napoli, e dare al popolo la sua giusta ricompensa. Lo si è visto all’arrivo ad Afragola, quando il mister con in mano la Coppa ha salutato i tifosi lì presenti, invitandoli poi a cantare “Un giorno all’improvviso”. Quell’inno di una battaglia persa in passato, e oggi riscattata. Quell’inno che per certi versi fa ancora male, ma al quale ieri sera è stato dato un nuovo significato.
E allora.. mister stringila forte, alzala al cielo. Questa coppa è degli azzurri, è per il popolo napoletano, è per Francesca. Ma è anche tua. Anche e soprattutto tua.
RIPRODUZIONE RISERVATA
Angela Argenziano
Articolo modificato 18 Giu 2020 - 11:26