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Naufragio a Bergamo, i due volti del Napoli di Gattuso. Cosa dovrà cambiare Ringhio?

Il messaggio per il Napoli era chiaro ed unico: vincere per poter staccare l’ultimo pass verso la Champions League nonostante la scalata fosse insormontabile. Il Napoli affrontava proprio l’acerrima rivale, l’Atalanta, in una gara che aveva il sapore di ultima giornata di campionato dove tutto poteva accadere. Però a rendere più complicate le cose alla squadra di Gattuso è proprio la squadra bergamasca. Un vero e proprio rullo compressore, con ben 80 reti segnate.

Primo tempo di dominio

Gli azzurri, in barba ad ogni record, entrano in campo con il piglio giusto.  Sembrano incontenibili e mettono in seria difficoltà un’Atalanta che al contrario aleggia nel campo mostrandosi timidamente. L’attacco azzurro entra con molta facilità nell’area avversaria e i giocatori riescono ad eludere il possesso palla nerazzurro. L’Atalanta in attacco spaventa essendo la seconda squadra in Europa, insieme al Bayern, ad aver segnato con più tiri da fuori.

Koulibaly riesce a scardinare il pericolo atalantino con Gómez che sembra serpeggiare continuamente nell’area napoletana. Il difensore senegalese riesce comunque ad organizzare in maniera ottimale la difesa arginando anche Castagne. Insomma il pacchetto difensivo riesce a non farsi cogliere impreparato da un’Atalanta straripante che è galvanizzata dall’ottimo filone di vittorie.

Le debolezze e gli errori individuali

Dopo il fischio d’inizio dell’arbitro Doveri, inizia il vero e proprio calvario del Napoli. La squadra è totalmente l’opposto del primo tempo: lenta e completamente distratta, sbaglia persino passaggi elementari. Ed è proprio nei minuti iniziali che arriva la doccia fredda con Pasalic che sorprende tutta la difesa e Meret, subentrato ad Ospina dopo l’infortunio. La squadra va completamente in tilt, cerca di sfondare più sulla fascia sinistra e di tirare da lontano ma l’effetto non è quello aspettato.

Ecco che sembrano riaffiorare gli errori a cui tutti si erano disabituati. Maksimovic perde ogni duello con Zapata che fa valere la sua fisicità contro il difensore serbo. Anche Mario Rui ci mette del suo non intendendosi con Insigne e lasciando una prateria al momento del primo gol. La partita è a senso unico: comanda solo l’Atalanta in campo nonostante il possesso palla sia a nettamente favore del Napoli. Gli orobici non ci mettono niente a far crollare definitivamente il sogno Champions con il raddoppio di Gosens. Il difensore olandese viene miracolato dall’arbitro nonostante i suoi continui falli.

Gattuso rivaluta le certezze

Niente Champions dunque per il Napoli. Ma chi è il colpevole? Non dà una risposta unica Gattuso che critica l’intero organico per le troppe chiacchiere e pochi fatti mostrati in campo. Guardando l’altra faccia della medaglia, Ringhio ha ricevuto conferme da un ottimo Lozano. Il giocatore è stata la vera anima della ripresa della gara, l’unico con iniziative ambiziose seppur non precise. Tutte le incursioni sono partite dal messicano, l’unico ad impensierire un Gollini mai in pericolo.

Cadono invece i pupilli del tecnico. Milik si mostra solo in occasione del gol annullato mentre Politano è protagonista di una prestazione al di sotto delle aspettative. Il tecnico dovrà quindi investire maggiormente sulle debolezze, come il concedere troppi calci piazzati, senza distogliere lo sguardo da un mercato che spera sia fruttifero.

RIPRODUZIONE RISERVATA
Cesare Tartaglione

Articolo modificato 22 Dic 2020 - 21:13

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Scritto da
redazione