Molto critico Antonio Corbo nel suo editoriale per Repubblica, nei confronti del Napoli e del suo allenatore, Rino Gattuso. In alcuni stralci dell’articolo, si legge:
Il Napoli ha solo fantasticato la vetta asiatica da 8.848 metri, neanche ci prova, si arrampica per i primi minuti, limitandosi a un accattivante palleggio iniziale con pressing alto, sembra irritato il Barcellona, ma scatta la prima scintilla dopo 11 minuti con un gol ravvolto di ombre, il difensore francese Clement Lenglet sul corner spazza via Demme, che a sua volta come in un tamponamento in retromarcia fa cadere Koulibaly.
Mario Rui deve badare anche all’insidioso portoricano che scende in libertà alla sinistra, ma anche a Messi. La mediana come sempre non fa filtro. Se c’è da palleggiare si compiace di farlo, se deve fare argine rivela la sua fragilità. Demme è bloccato dalla punta centrale Griezman se imposta, sparisce nella fase passiva, rimarcando quel buco nero da non trascurare al mercato. Con Di Lorenzo protetto così così da Callejon e impegnato da Jordi Alba, con Mario Rui compresso a sinistra: il Napoli soffre sulle corsie esterne, sfrecciano Semedo e Jordi Alba.
Sono lesioni strutturali che si riverberano al centro, favorendo Sergi Roberto con Zielinski, Rakitic e De Jong con Demme (giustamente sostituito da Lobotka) e Fabian Ruiz. Non solo il gol di Insigne, nella ripresa prevale finalmente il Napoli, pochi tiri ma assalto caparbio, bene gli inseriti Politano, il più tenace Milik, il veloce Lozano.
Lasciando il dubbio che la formazione immutabile non sia la migliore possibile, ci voleva Barcellona per capire che è al tramonto?