“L’art pour l’art”, l’arte per l’arte; con questo motto Teophile Gautier, ormai due secoli fa, definì il suo gusto riguardo la disciplina artistica. Il senso della bellezza nella bellezza stessa, il sentimento di impotenza verso l’in(de)finito artistico, l’opera che colpisce e lascia estasiato l’osservatore senza dover necessariamente comunicare un messaggio definito, orientato politicamente, funzionale.
Potremmo accostare quest’orientamento di “frivola” ammirazione a quella che i tifosi azzurri provano nell’assistere alle giocate dei due calciatori chiave del centrocampo partenopeo: Piotr Zielinski e Fabián Ruiz. Entrambi sono giocatori dotati di una tecnica sopraffina, in grado di cambiare le sorti di una partita da un momento all’altro con una giocata improvvisa. Il polacco fa delle incursioni palla al piede e degli strappi in velocità la sua dote maggiore; lo spagnolo sfrutta una visione di gioco ed una capacità di passaggio fuori dal comune. Ambedue i centrocampisti hanno poi nel tiro da lontano un asso nella manica non indifferente, e utile soprattutto contro squadre ben messe in campo che non permettono di servire gli attaccanti in maniera adeguata.
Non è un caso infatti che in due abbiano messo a segno ben 5 gol e 10 assist nella stagione appena trascorsa (secondo le statistiche di infogol), bottino piuttosto alto se contestualizzato alle difficoltà vissute quest’anno dal Napoli. Il calcio liquido di Ancelotti ha di fatto complicato metà campionato, non consentendo di esprimere al meglio le proprie doti ai due centrocampisti in questione: entrambi infatti venivano schierati da esterni di centrocampo, ruolo ricoperto con dedizione da ambedue ma che non ha portato ai risultati sperati. Piotr e Fabián per rendere al meglio devono necessariamente essere lucidi, e i compiti di ripiegamento loro affidati hanno comportato inevitabili effetti collaterali sulla qualità delle loro giocate.
Con la gestione Gattuso, comunque, è migliorato anche il loro rendimento. In totale, Zielinski ha tirato per ben 55 volte verso la porta, completando anche l’88% dei passaggi, 1731 su 1966. Fabiàn addirittura, pur concludendo cinque volte in meno del compagno di reparto (50), ha completato 2142 passaggi su 2359, ovvero il 91% (infogol). Statistiche altissime che testimoniano l’attitudine offensiva e soprattutto l’indiscutibile qualità tecnica delle due mezzali.
Al netto di queste caratteristiche però bisogna ammettere che in fase di interdizione i due possono risultare discontinui, e tendono a sbilanciare l’assetto della squadra. Il totale dei contrasti vinti dai due è di 69 durante tutto il campionato (46 quelli vinti dallo spagnolo, solo 23 per il polacco), e la percentuale dei contrasti vinti è di poco superiore al 50% (infogol). Questo è il vero grande problema che ha attanagliato la squadra azzurra nella stagione appena trascorsa; Zielinski e Fabián, se contemporaneamente in campo, sembrano non poter reggere il peso di un centrocampo a 3 come precedentemente fatto da Hamsik e Allan. Prendendo ad esempio la stagione 2017/18, l’ultima giocata dal brasiliano e dallo slovacco sotto la guida di Sarri, troviamo un numero esorbitante di contrasti andati a buon fine: 142 totali, di cui 107 solo per Allan, ed una percentuale che supera il 60% (infogol).
Il rischio concreto è quindi quello di ritrovarsi con una rosa non adeguata tatticamente alle scelte di mister Gattuso, nonché incapace di restare equilibrata e ben messa in campo. È indubbio però che sia il numero 20 che il numero 8 hanno fatto innamorare i tifosi grazie ai loro assist, i loro gol, le loro giocate illuminanti e fuori dal comune. Il vero dilemma è questo: quanto la bellezza delle due mezzali, in campo contemporaneamente, è davvero funzionale al gioco e alle vittorie del Napoli? Davvero Zielinski e Fabián non possono destreggiarsi insieme senza sbilanciare l’assetto tattico? Ai posteri, e a Gattuso, l’ardua sentenza.
Matteo D’Angelo
Articolo modificato 18 Set 2020 - 17:25