Nella giornata di ieri, la formazione partenopea di Gennaro Gattuso, ha travolto il Genoa di Rolando Maran con ben sei reti all’attivo e zero al passivo. 6-0, secco, netto.
Sul tabellino finale ci sono i nomi di Hirving Lozano (autore di una doppietta), Piotr Zielinski, il solito Dries Mertens, Eljif Elmas e Matteo Politano.
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Quello che più ha colpito però, è stata la semplicità della squadra di Gattuso nell’andare a colpire nel segno e, non sbaglia il tecnico di Corigliano Calabro, quando afferma che la partita è cambiata dopo il gioiello del centrocampista polacco.
È troppo presto per fare disamine, affermare che finalmente quel diamante grezzo sta iniziando a brillare perché Piotr è così: dà cento ed all’improvviso diventa l’uomo in meno, pur sempre con guizzi determinanti.
La progressione palla al piede, lo scarico sulla sinistra per Elmas, il tacco di Osimhen, il temporeggiare prima di battere a rete: il riassunto perfetto del gol di Zielinski, azione da far vedere e rivedere nelle scuole calcio.
Lo zampino del polacco, arriva anche sul gol del solito Mertens: il numero 14 raccoglie l’assist di Zielinski che pochi secondi prima aveva intercettato un pallone in uscita dalla difesa rossoblù. Tap-in facile facile per il folletto belga.
Ma non c’è solo il polacco a brillare: anche Lozano si è preso la scena. Prima, ribattendo a rete un pallone perfetto donato da Mertens, dopo aver eseguito alla perfezione il “taglio alla Callejon”, poi la colossale occasione gol divorata ed il sigillo nel secondo tempo accendono l’entusiasmo dei tifosi e di chi, in lui, un po’ ci ha sempre creduto.
El Chucky ha preso le redini in mano della fascia destra ponendo il suo doppio sigillo, sfiorando la tripletta e mettendo a tacere le critiche di una piazza abituata, da sempre, a parlare e giudicare fin troppo presto.
La competizione sull’out di destra risveglia anche il mancino al veleno di Politano: l’ex nerazzurro sfrutta alla perfezione la sua arma migliore battendo facilmente un’immobile Marchetti sulla sua conclusione.
Come non citare Eljif Elmas: il nuovo numero 7 partenopeo ha dimostrato tutto il suo talento subentrando dopo l’infortunio di Insigne e siglando una rete che è solo la ciliegina sulla torta di una prestazione più che convincente.
Nota più che sufficiente anche per Osimhen, assente dal tabellino dei marcatori, presente sempre in campo e spesso minaccioso con le sue cavalcate e qualche conclusione.
Ma quello che più di tutto, ha convinto, non sono le reti segnate ieri contro un Genoa inerme dopo il secondo tap-in: il segnale che fa entusiasmare è che finalmente è stato sputato quel veleno che Gattuso ha chiesto ai suoi giocatori fin dall’inizio.
Le complicanze erano tante: il Genoa era una squadra in fiducia dopo il 4-1 rifilato al Crotone, il campo era insidioso a causa delle forti perturbazioni e c’era l’obbligo di ripetersi dopo la prestazione convincente del Tardini.
Senza contare, ovviamente, la voglia di voler vincere per dare uno scossone e far capire che, dopotutto, anche il Napoli c’è. C’è e si vede, si sente.
L’infortunio di Insigne (unica nota negativa della giornata di ieri), pregiudicherà sicuramente la gara con la Juventus in programma il 4 ottobre: ma il Napoli ha messo nel mirino i bianconeri e non ha intenzione di togliere il dito dal grilletto prima di aver preso bene la mira e sparato la cartuccia decisiva.
Che sia un 4-2-3-1, un 4-3-3 o un 4-1-4-1; che si chiami Gattusoball o come si voglia, il Napoli è lì, pronto a staccarsi alla terza giornata dal pressing bianconero in classifica e cercare di prendere il volo.
Lo stesso veleno sputato sul campo di ieri, contro la squadra di Rolando Maran che quando allenava giocatori che vestivano un’altra casacca rossoblù lo scorso anno ha vinto con tanti demeriti al San Paolo; è lo stesso che andrà sputato all’Allianz Stadium di Torino: senza se e senza ma.
La voglia di vendetta dopo lo sciagurato 4-3 dello scorso anno, deve ribollire nel sangue degli 11 che scenderanno in campo; a questa, si aggiungerà il veleno di coloro i quali saranno pronti a subentrare dalla panchina a partita in corso.
La prestazione del Tardini (e quella del San Paolo), non devono essere un punto di arrivo, la sazietà. Devono rappresentare uno stimolo continuo a voler vincere, lottare, mangiare il campo e gli avversari. Continuare a sputare veleno e sangue sul campo: in casa, così come fuori.
I tifosi ci saranno sempre, il supporto, in un modo o nell’altro, arriverà comunque: il cuore ed il senso di appartenenza sono le uniche cose che contano ed andranno sputate sul campo; esattamente come il veleno ed il sangue dopo aver conquistato i tre punti decisivi.
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Matteo Grassi
Articolo modificato 28 Set 2020 - 20:19