Michel Platini ha parlato ai microfoni de’ L’Equipe per ricordare Maradona, suo storico rivale negli anni ’80 quando indossava la casacca della Juventus mentre El Pibe de Oro faceva le fortune del Napoli. Le loro storie si sono poi intrecciate anche fuori dal campo, dando orgine ad un iconico ed eterno tête-à-tête. Di seguito le parole di Platini:
“Mi ero preparato a sentire un giorno, alla radio, l’annuncio della scomparsa di Diego Maradona. Ma è difficile, perché c’è la nostalgia che arriva, la malinconia”.
“La prima volta che l’ho affrontato è stato a Buenos Aires, 1979, al River Plate, in una partita Silverine – Resto del Mondo. Enzo Bearzot mi chiese di venire a giocare, perché voleva che ci fosse un francese in rosa. Ero in Martinica con mia moglie, ero tutto abbronzato. Maradona lo marcava Tardelli, aveva provato a colpirlo dall’inizio alla fine e non era mai riuscito a prenderlo“.
“Penso che soffrisse, che fosse un ragazzo malconcio. Non lo biasimo per i suoi difetti, ma sono arrabbiato con chi gli è stato intorno. Tutte le persone intorno a lui ne hanno approfittato e non l’hanno aiutato. Ma c’è anche dell’altro: è stato il prodotto di un Paese, l’Argentina, e di una città, Napoli, di cui è stato l’orgoglio, e che gli hanno concesso tutto in cambio. È anche figlio di una passione, di una cultura. Era il figlio di un paese in cui il calcio è sovrano, e lui ne è stato un re bambino. Non credo che ci saranno tre giorni di lutto nazionale, in Francia, per Zidane o per me, quando moriremo“.
“Arrivavi all’aeroporto di Napoli il giorno prima e c’erano già 2.000 persone per accoglierti, per così dire. Alle 13 del giorno della partita lasciavano il nostro hotel a Salerno e ci dirigevamo allo stadio, scortati da centinaia e centinaia di vespe guidate da napoletani. Poi camminavi per il centro di Napoli, dove c’erano le strade deserte, ma era perché le nonnine erano alle finestre per farti gesti osceni. (Sorride). Finalmente arrivavi allo stadio, e c’erano 80.000 persone, e lì era quasi più tranquillo. Ma c’era rispetto. Diego, ad esempio, rispettava i suoi avversari, non provocava mai”.
“Ho giocato contro Maradona, e ovviamente era uno dei più grandi, ma amavo Cruyff. Per me Cruyff era il migliore. C’era Pelé, ma non l’ho visto giocare fino al Mondiale del 1970, e non è più umano, è un’altra cosa. Se la rivalità Pelé-Maradona è sempre esistita, è anche perché c’era la rivalità tra Brasile e Argentina, e ciascuno dei due paesi voleva avere il miglior giocatore della storia”.
“Una volta ho detto che ciò che Zidane fa con la palla, Maradona lo fa con un’arancia. Non era per criticare “Zizou”, ovviamente, ma Diego sapeva fare cose fantastiche con una palla, poteva anche essere un giocoliere di strada, è così che è cresciuto, ed è un un po’ così che ha vissuto“.
Articolo modificato 26 Nov 2020 - 17:07