Luigi Giuliano, figlio di Nunzio Giuliano, ha raccontato ai microfoni de Il Messaggero l’incontro con Diego Armando Maradona. Ecco quanto scritto dal quotidiano:
“Carmine Giuliano era un patito del Napoli e chiese a un capotifoso di fargli incontrare Maradona. Era passata mezzanotte e noi ragazzi armati presidiavamo il quartiere per controllare che non ci fosse la polizia in giro. Ma Maradona è Maradona e io non volevo perderlo, perciò ogni tanto lasciavo il posto di guardia ed entravo nel palazzetto dove si svolgeva la festa. Lui, il nostro mito, era lì e rideva, scherzava con tutti. Mio zio gli stava accanto, lo abbracciava continuamente. Parlavano tra di loro, credo che discutessero soprattutto di pallone. E poi bevevano champagne. E ridevano, ridevano tanto.
La cocaina? Credo che mio fratello ne avesse portata una busta, era un po’ come lo champagne, ravvivava la festa. Ma Maradona non era venuto a Forcella per quello. No. Lui era venuto per noi, era venuto perché noi glielo avevamo chiesto. Io credo che non si fosse assolutamente domandato se fosse giusto o meno andare da un camorrista, da un latitante. Lui era così, era uno che non si negava a nessuno. E quella era una festa con delle persone che lo adoravano.
E poi ci fu la famosa foto, quella che anni dopo, ritrovata nel corso di una perquisizione, finita in un fascicolo sbagliato e poi pubblicata dal Mattino, diventò la prima avvisaglia di una vita in bilico. Quella sera fu la prima che Diego passò con i Giuliano, ma non certo l’ultima. “Lui e Carmine diventarono amici – racconta Luigi – e continuarono a incontrarsi. Diego partecipò al matrimonio di mio cugino, anche lui Luigi Giuliano, che tutti chiamavano Zecchetella, e poi a feste e comunioni. Io, invece, lo ho incontrato spesso nei locali alla moda che frequentavamo entrambi. Ero un ragazzino anche se a quattordici anni giravo armato e guidavo auto e moto: facevo il gradasso, ma come tutti davanti a Diego mi ammutolivo”.
Articolo modificato 28 Nov 2020 - 11:48