Maradona vs Messi – Ci troviamo in Sudamerica, in Argentina, è l’ottobre del 1960 e a Lanús, cittadina molto povera
della provincia di Buenos Aires, Dalma e Diego Maradona aspettano con ansia la nascita del proprio
figlio. A fine mese, il 30 ottobre, mamma Dalma dà alla luce il piccolo Diego Armando. Eppure,
quel 30 ottobre 1960, Diego Sr. e Dalma non avrebbero mai immaginato di aver cambiato la storia: i
coniugi Maradona hanno messo al mondo l’uomo che cambierà per sempre il gioco del calcio.
Restiamo in Argentina, ma ci spostiamo di 300 chilometri più a nord, a Rosario, la città più grande
e popolosa della provincia di Santa Fe. Andiamo inoltre avanti di quasi ventisette anni. Nel
frattempo Maradona si è affermato come uno dei giocatori più grandi al mondo e ha conquistato, un
anno prima, un Mondiale da protagonista con la sua Argentina. Ma il 24 giugno del 1987, la storia
sembra ripetersi e sembra essere tornati a quell’ottobre del 1960: Jorge Messi e Celia Cuccittini
diventano genitori per la terza volta e, ancora una volta, nasce un maschietto. Quel bambino è
Lionel Andrés Messi, il giocatore più forte di sempre.
Maradona vs Messi: storia di chi è riuscito a fare la differenza e chi no
“Chi è più forte tra Messi e Maradona?” e “Chi vuoi più bene tra mamma e papà?”. Scommetto
che la maggior parte degli appassionati di calcio troverà più difficile rispondere alla prima
domanda. E sì, perché questo quesito ci è stato posto migliaia di volte e ogni volta abbiamo paura a
dire un nome piuttosto che l’altro, a scegliere tra il 10 di Lanús e il 10 di Rosario.
Diego Maradona e Lionel Messi hanno davvero tante cose in comune: nati entrambi in Argentina,
mancini, piccoletti (entrambi non raggiungono il metro e settanta), il Barcellona nelle loro carriere,
la famosissima maglia numero 10 dietro le spalle e, soprattutto, un talento immenso, fuori dal
comune. Ma, nonostante i due argentini sembrino così simili, la realtà è un’altra.
Tutti conosciamo la carriera di Leo Messi con la maglia del Barcellona ed è inutile elencare i tanti
record battuti dal Diez: la Pulce ha vinto tutto quello che c’era da vincere e ha incantato il mondo
con le sue giocate extraterrestri e, soprattutto, grazie ai suoi tantissimi gol (640 per la precisione).
Anche a livello individuale il suo palmarès è ricco di premi e i sei Palloni d’Oro vinti nell’ultimo
decennio confermano la potenza di un giocatore che ha cambiato completamente il modo di vedere
il calcio. Sebbene tutti questi trofei e l’immenso talento messo in mostra con i blaugrana, la
kryptonite del nostro Superman calcistico si chiama Argentina: Leo non è mai riuscito ad essere
così incisivo e fare la differenza con la sua Nazionale e – forse troppo spesso – è stato criticato dai
suoi connazionali per le prestazioni deludenti offerte con la maglia albiceleste.
Cosa che all’altro numero 10, tale Diego Armando Maradona, non è mai successa.
La carriera di Maradona a livello di club è stata diversa da quella di Messi: il Pibe de Oro ha
giocato in diverse squadre ma è stato con la maglia del Napoli che ha messo in mostra tutto il suo
genio e ha vinto i trofei più importanti, portando una piccola squadra del Sud a rompere l’egemonia
settentrionale. Anche in questo caso non parleremo dei successi e delle straordinarie qualità del
giocatore ed è inutile, e totalmente fuori luogo, parlare della sua vita privata. In questo caso, ci
soffermeremo sull’aspetto Nazionale.
L’esordio di Maradona con l’Argentina risale al 1977, quando vestiva la maglia dell’Argentinos
Juniors, in un’amichevole contro l’Ungheria, ma non venne inserito nella lista dei convocati per il
Mondiale del 1978. L’Argentina vincerà quel Mondiale, ma Diego dovrà aspettare altri otto anni per
prendersi da protagonista quel trofeo.
Il Mondiale del 1986 va in scena in Messico e la rosa dell’Argentina è composta da buoni giocatori
e Maradona. Perché quella squadra non è nulla di eccezionale e, per i giornalisti del tempo, non può
competere con quelle corazzate come la Germania di Rummenigge o la Francia di Platini o, ancora,
il Brasile di Zico. Ma la Selección ha in squadra quel ragazzo con la maglia numero 10 che è pronto
a dare battaglia a tutti e tutto e vuole quel Mondiale. E, alla fine, riuscirà a vincerlo, segnando
cinque reti (tra cui le due storiche nei quarti di finale contro l’Inghilterra) in sette partite. Quattro
anni dopò sfiorerà nuovamente l’impresa, perdendo solo in finale contro la Germania Ovest.
E la differenza tra Messi e Maradona sta tutta qui.
Maradona ha personalità da vendere, è un leader carismatico, è riuscito a prendersi sulle spalle una
nazione intera e l’ha portata sul tetto del mondo. È riuscito, sia con il Napoli sia con l’Argentina, a
esaltare le qualità dei suoi compagni e portarli alla vittoria. Ci ha sempre messo la faccia, sia sul
rettangolo verde, sia fuori dal campo. Il Pibe ha lottato contro tutti, si è scagliato contro la FIFA,
contro Blatter, contro il suo presidente Ferlaino, contro l’Inghilterra, contro chiunque, non si è
mai tirato indietro.
Messi è l’opposto. Leo ha sempre avuto bisogno di compagni che gli guardassero le spalle e al
Barcellona c’era chi lottava per lui. Venuti meno i vari Ronaldinho, Puyol, Xavi e Iniesta, la Pulce
si è sentita sola e sono uscite fuori le sue debolezze. Questa mancanza di carattere si è potuta
notare, soprattutto, con la Nazionale. Nonostante i tantissimi campioni che hanno vestito la maglia
albiceleste nel corso degli ultimi anni, Messi non ha mai vinto nulla con la Selección ed è venuto
meno in tutti i big match e, soprattutto, nelle varie finali che (non) lo hanno visto protagonista. E no,
lui non ci ha mai messo la faccia ma, anzi, è andato spesso contro i suoi compagni e i suoi
allenatori, liberandosi da ogni tipo di responsabilità.
E allora ecco che possiamo arrivare a una conclusione: la qualità, il genio, i gol, gli assist, i trofei,
fanno di te il giocatore più forte di tutti i tempi. Ma per essere il migliore di sempre, hai bisogno di
essere un Uomo, hai bisogno delle cosiddette “huevos”. E Diego Armando Maradona le ha
sempre avute. Fino all’ultimo giorno della sua vita.
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