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Renica rompe il silenzio: “Ho sentito Diego a maggio, voleva tornare a Napoli! Via una parte di me”

A Radio Punto Nuovo da Punto Nuovo Sport Show è intervenuto Alessandro Renica, ex calciatore del Napoli:

“La mente è piena di pensieri e ricordi. Ne riaffiorano altri: era normale che mi facesse tunnel in allenamento, ma sempre funzionali. Voleva vincere sempre: non era mai per umiliare un avversario. Quando osservate i campioni, bisogna capire se giocano per se stessi o per la squadra. Diego faceva i tunnel non per umiliare ma per far gol: c’era sempre voglia di vincere. Mi meraviglio di quelli che non ne parlano bene, visto che lo continuano a dipingere come non è. Lo schifo che sto vedendo era possibile solo in Italia. Ognuno di noi ha cose positive e negative: da qualcuno i lati belli non vengono ricercati, con questa speculazione per parlare male per il proprio tornaconto anche economico che fa venire il vomito.

Migliore della storia? Dovremmo contestualizzare il valore dei compagni, degli avversari, quelli che picchiavano come dei fabbri, in Spagna gli fecero un fallo che valeva 10 anni di galera, quello di Goicoichecea. Gli tiravano dei gran calci ed il livello dei difensori di allora era massimale, artisti nel marcare ad uomo. Ibrahimovic a Napoli, ad esempio, ha fatto due gol per lo spazio che ha trovato. Maradona era il più grande del mondo: Messi ha vinto quando ha avuto i giocatori che aveva attorno. Maradona nel Mondiale 86 è stato determinante in tutte le partite. I gol di Maradona non saranno ripetuti da nessun umano, come quello con la Juventus con la barriera a tre metri: non li faranno mai Messi o CR7 come non li hanno fatti Van Basten o altri. Ho detto a Diego: “Senza di te ci sentiamo più deboli, ci sentiamo persi”. Ho perso una parte di me, mi è stato vicino in momenti molto difficili, con una sensibilità che ha avuto solo lui. L’ho sentito a fine maggio con un messaggio, mi disse che voleva venire a trovare una nipotina e ci saremmo visti per un caffè” .

Articolo modificato 3 Dic 2020 - 16:58

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Scritto da
Vittorio Perrone