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Rassegna Stampa

Tutte le curiosità che legano la storia del Napoli a dicembre

Napoli è l’unica grande città italiana ad avere una sola squadra di calcio in serie A, e questo ha reso il legame con i tifosi partenopei speciale. In questo periodo dell’anno è ancora più evidente passeggiando tra le vie di San Gregorio Armeno, dove si trovano esposti i famosi presepi campani. 

Maradona aveva detto: “Se non giochi nel Napoli e non conosci la pazzia della sua gente per la squadra, non puoi sapere cos’è il calcio”. E proprio lui è il calciatore più rappresentato nei presepi quest’anno. Genny Di Virgilio, uno degli artigiani più conosciuti fra quelle vie, all’indomani della morte del campione ha immediatamente realizzato la sua statuina: Maradona con le ali d’angelo.

“Oggi ancora di più – ha raccontato – fa parte della mitologia di questa città insieme a San Gennaro. In questi anni mi ha sempre colpito l’identificazione di Maradona con Napoli da parte di tutto il mondo. Venivano turisti dai Paesi del nord Europa, dagli Usa, dall’Asia e tantissimi compravano la statuina di Diego, perché era un segno tangibile della loro esperienza a Napoli. Abbiamo fatto statuine di Maradona senza limiti e le abbiamo sempre vendute ai napoletani e ai turisti”. 

Il legame tra calcio e città è così forte anche a causa della peculiarità e della vivacità dei suoi fans, che ha fatto vivere storie incredibili nel tempo che ancora fanno sorridere tutti. 

Come quando nel 1945 si disputò il derby Napoli – Salernitana. Mentre le squadre erano in pareggio (1-1), l’arbitro Stampacchia fischiò un rigore per il Napoli. Ma il pubblico insorse, invase il campo, coinvolse i giocatori in una rissa, un colpo di arma da fuoco fu sparato sugli spalti. L’arbitro decise di sedare la rivolta a modo suo: si finse morto, distraendo tutti e facendogli credere che lo sparo l’avesse colpito. Funzionò, complici gli infermieri che lo portarono fuori dal campo in barella.

E che dire delle storie su Diego Armando Maradona? Un nome, un mito. Discusso, controverso, amato, odiato. Lui è la maglia numero 10 da tutelare per la memoria del Napoli. Arrivava sempre in ritardo, sempre all’ultimo minuto anche alle partite e faceva volare il pallone. Si narra – tra storia e leggenda – che, alla vigilia di un derby Napoli – Juventus, riuscì a palleggiare con un boccino da biliardo. 

Il mondo del calcio oggi è molto cambiato da quegli anni d’oro di ricordi divertenti e curiosi che hanno segnato la storia partenopea (e non solo). Adesso il calcio è diventata una scienza esatta, in cui gli allenamenti sono studiati fino al minimo dettaglio. Se ai tempi di Maradona gli unici allenamenti che si facevano (e lui spesso saltava) erano sui campi d’erba, ora non è più così. 

Articolo modificato 23 Feb 2024 - 18:19

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Scritto da
redazione