Si vince e si perde, si cade e ci si rialza, ma dopo quest’ultimo scivolone il Napoli sembra proprio non volersi riscattare. Sfuma il desiderio di ripetere quell’impresa riuscita l’anno precedente, reduce da un periodo oscuro, svanisce e stavolta abdica la Coppa Italia nel cuore di Bergamo lasciando i festeggiamenti all’Atalanta.
“Ora et labora” è questa l’unica cosa che resta da fare a Gattuso e i suoi con la speranza di far rimanere vivi gli altri due obiettivi: Europa League e qualificazione alla Champions, che di questo passo non sembrano essere realizzabili. Deve pregare (“ora”) affinché la buona sorte li colga restituendogli i suoi uomini fidati in grado di far rinascere la vera identità napoletana. Lavorare (“labora”), per evitare ulteriori errori purché di passi falsi non se ne facciano più.
Questione di tattica o di gestione?
Bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare in caso di vittoria e di sconfitta. Si può parlare di tattica o puntare il dito al presunto colpevole che però sembra essere ignoto. I dilemmi aumentano e a sua volta anche la pressione non è da meno ma bisogna rialzarsi e per far sì che questo accada ora più che mai occorre concentrazione, calma e mentalità quella delle grandi squadre caratterizzate dallo spirito guerriero e dalla voglia di rivolta.
Dal vicolo cieco il Napoli non trova via d’uscita allora qui iniziano le statistiche e i dati emergenti non mettono in pace gli animi:
- Alla seconda sconfitta consecutiva si pone sempre il solito interrogativo: Cosa è mancato? Dal punto di vista tattico gli errori ne sono tanti e forse quello che dà più all’occhio è la difesa. Le assenze dei due centrali (Koulibaly e Manolas) si fanno sentire e i disimpegni di Maksimovic favoriscono gli avversari che colgono gli errori, sfoderano le loro armi, e perpetrano i loro amati crimini penalizzando gli azzurri. Ma dall’altro canto c’è ancora un altro dubbio a travolgere la squadra ed ancora una volta riguarda il modulo: 4-3-3 o 4-2-3-1? Il Napoli non vuole proprio trovare la sua stabilità e mentre sembra che quello che lo rispecchi di più sia il primo con maggiore equilibrio, si rimette in discussione il secondo che ad inizio stagione si era ben presentato e che infatti è stato quasi sempre schierato.
- Chiuso il discorso tattica si riapre quello sulla gestione e qui ancora una volta ricasca l’asino. Un dibattito sempre aperto con le critiche pronte a colpirlo senza mai imbattersi davvero per risolverlo. Facendo un passo indietro, nel 2018 si era chiusa l’era di Sarri che aveva lasciato entusiasmo nella platea azzurra. Allora si riparte con un nuovo progetto ma che a distanza di due stagioni e mezzo al tiro delle somme quest’era post Sarri non è mai avvenuta. Si dichiara il fallimento dopo le quattro sconfitte in Serie A da inizio anno 2021,con una Supercoppa italiana persa e l’eliminazione dalla Coppa Italia, caricando le colpe in parte sull’allenatore, in parte sulla società e infine sulla squadra. Ma analizzando i fatti forse l’esonero del tecnico non ridarà ordine allo spogliatoio partenopeo. Mercato gestito male? Forse sì, il Napoli piange i suoi assenti non avendo calcolato gli imprevisti, incidenti di percorso che sono costati cari.
E mentre le sconfitte aumentano, si precipita sempre più in un burrone dannandosi nel cercare delle spiegazioni che forse non troveranno mai una risposta o che per rassegnazione si arriva a una semplice conclusione: il Napoli non è mai stato costruito per puntare a obiettivi importanti come il fatidico Scudetto, ma bensì per la corsa alla Champions. Rimanendo con l’interrogativo se nonostante tutto riuscirà a centrare il suo scopo.
Sara Madonna
RIPRODUZIONE RISERVATA