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Amir in punta di piedi. È il titolo di un film? No, ma potrebbe diventarlo se mai qualcuno dovesse avere la pazza idea di dedicare una pellicola alla storia partenopea di Amir Rrahmani, che si è preso senza fare (troppo) rumore le chiavi della difesa azzurra.

Nelle ultime settimane il difensore kosovaro, complice l’infortunio di Kostas Manolas, ha finalmente trovato spazio per giocare dopo essersi accomodato per mesi in panchina. Adesso, però, sembra proprio non averne abbastanza. Una partita dopo l’altra, non ha più mollato il suo posto; neanche quando i “senatori” sono ritornati a disposizione di mister Gattuso.

Quella contro il Bologna è stata la sua settima gara di fila da titolare, l’ultima di una serie di prestazioni in evoluzione costante. Amir ha cominciato a fare la voce grossa, senza neanche dare troppo nell’occhio, perfetto quasi sempre in marcatura e più che sufficiente col pallone tra i piedi. Alla prossima di campionato c’è il Milan e lui vuole farsi trovare ancora pronto, insidiando il recuperato Manolas per un posto dal 1’.

RRAHMANI-NAPOLI: UN INZIO COMPLICATO

Eppure la sua stagione non era cominciata nel migliore dei modi: il calciatore ex Verona ha esordito in maglia azzurra soltanto a gennaio 2021, dopo numerosi mesi di esclusioni che hanno alimentato diverse perplessità sul suo conto. Normale chiedersi: “Perché non gioca uno che è costato 14 milioni di euro?”, a maggior ragione in un’annata come questa in cui le partite si susseguono in media ogni tre/quattro giorni. Un vero e proprio oggetto misterioso.

Poi, tutt’ad un tratto, gli infortuni di Koulibaly e Manolas hanno “costretto” Gattuso a concedergli la prima chance da titolare in campionato contro l’Udinese, tramutatasi però troppo in fretta in un quello che è parso un film dell’orrore: Amir regala un gol a Lasagna, perde ogni duello individuale e per poco non concede il bis all’attaccante friuliano. Gattuso non ha altra scelta se non quella di sostituirlo al termine del primo tempo.

Dopo la prova disastrosa della Dacia Arena, tifosi e addetti ai lavori gli danno già del bollito. Amir, però, è caparbio: si tappa le orecchie con la cera e continua ad allenarsi come sempre, giorno dopo giorno, senza curarsi eccessivamente delle dure critiche che gli vengono rivolte da ogni dove.

L’ostinazione alla fine lo ripaga: con l’accumularsi di minuti nelle gambe le sue prestazioni aumentano di livello, tanto da far ricredere molti di quelli che l’avevano precocemente condannato. A tratti ricorda il giocatore che durante la scorsa stagione ha attirato a sé le pretese di mezza Serie A.

LA POSSIBILITÀ E IL RISCATTO

Emblema della sua redenzione è la partita di campionato contro la Juventus, una prova da 8 in pagella. Amir non solo procura il calcio di rigore che deciderà la partita a favore del Napoli, ma in difesa alza un vero e proprio muro: gioca in costante anticipo sugli attaccanti avversari e nei duelli aerei è semplicemente insuperabile.

Nonostante non fornisca sempre delle performance di alto livello, il suo è innegabilmente un percorso di crescita che sta dando dei buoni risultati. In gare come quelle contro il Benevento e il Bologna, infatti, Rrahmani ha dimostrato grande efficacia negli interventi difensivi, soprattutto nei corpo a corpo e nell’allungo. Molto frequenti anche i cambi di gioco, a testimonianza di una maggiore sicurezza nella fase di impostazione della manovra.

A piccoli passi sta venendo fuori dal guscio. Silenziosamente si sta conquistando la fiducia della piazza. In fondo Amir aspettava soltanto una possibilità per dimostrare il proprio valore.

Lo stesso tipo di possibilità che molti allenatori che passano per Napoli sono restii a concedere perché preferiscono “andare sul sicuro”.

Lo stesso tipo di possibilità che De Laurentiis reclama a gran voce quando i titolari della sua squadra vengono spremuti sino allo sfinimento dai suddetti allenatori.

Rrahmani procede in punta di piedi, ma l’augurio è che a suon di prestazioni superlative possa fare le fortune del Napoli del futuro.

Articolo modificato 10 Mar 2021 - 19:47

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Scritto da
Paolo Porpora