Il doppio ex di Napoli ed Inter Walter Gargano, attualmente al Penarol, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di Fanpage. Di seguito quanto evidenziato dalla nostra redaizone:
“Per il Napoli, squadra per la quale batte il mio cuore, sarà durissima. Ma devono provarci perché è ancora possibile riuscire a ottenere una qualificazione in Champions League, qualcosa di fondamentale a livello sportivo ed economico. E poi l’Inter ha molto vantaggio, anche se è chiaro che Conte non vorrà certamente lasciare nulla al caso.
I miei anni a Napoli? Indimenticabili. Vorrei tanto che tornassero in Champions per, quando sarà possibile, riempire di nuovo quello stadio unico che oggi si chiama Diego Armando Maradona. Credo che qualsiasi giocatore di calcio debba vivere almeno un anno al Napoli per poter giocare con quella tifoseria. Per me è stata un’esperienza impressionante. Il rumore assordante dei tifosi ti avvertiva addirittura prima che qualcuno arrivasse a marcarti. E credo che quest’anno il Napoli abbia perso molto senza il proprio pubblico. La squadra era appena risalita dalla Serie B. Ci toccò vivere un’epoca strepitosa per l’entusiasmo che c’era in città. Rivaleggiare con la Juventus, che battemmo al primo scontro diretto, fu bellissimo. Fu un periodo bellissimo, ancora di più perché lo condivisi con gente stupenda come Marek ed Ezequiel.
Hamsik e Lavezzi? Credo che sia il centrocampista più completo che io abbia mai visto. Tirava benissimo con entrambi i piedi, una qualità rara, oltre a saper interpretare benissimo il gioco box to box. Mi ricorda molto Arturo Vidal ma all’europea, per la diversità di carattere. Ogni allenatore che ho avuto mi ha detto che avrebbe voluto undici Hamsik in campo. Per quanto riguarda Lavezzi parliamo di un grande giocatore e di un amico con il quale ho condiviso molte cose a Napoli.
A Napoli con Reja, Mazzarri e Benitez? E non va dimenticato Donadoni! Credo che il suo arrivo non fu ben visto perché veniva dal Nord, un po’ come mi è sembrato sia accaduto con Gattuso, il quale però ha fatto molto bene. Tutti questi allenatori mi hanno insegnato tanto, ma Rafa (Benitez) è quello che più mi ha fatto migliorare a livello tecnico. Reja e Mazzarri sono due bellissime persone, ma Benitez aveva qualcosa di diverso, sapeva come prenderti, come rivolgersi ai giornalisti, ti entrava nel cuore quando ti parlava”.
Le due Supercoppe contro la Juve, una persa nel 2012 a Pechino e l’altra vinta nel 2014 a Doha? Uff, a Pechino è stata una partita incredibile. Non si capiva perché l’arbitro ammonisse ed espellesse in quel modo. Fu un peccato, perché eravamo riusciti a recuperare lo svantaggio. Quella partita resterà per sempre nella storia. Per me ci fu la presenza di una mano nera… La vittoria di Doha? In quell’occasione ci siamo tolti una grossa spina dal fianco. Vincere quella Supercoppa fu importante, soprattutto per me, che ero tornato in azzurro da poco ed ero spesso criticato dai tifosi. Ma alla fine le critiche mi hanno aiutato a fare ancora meglio. Benitez aveva scommesso su di me e mi sentivo motivato a far bene”.
Chi ricordo con più affetto dei miei compagni in azzurro? Tantissimi. Della prima epoca ricordo gente come il Pampa Sosa e il capitano Montervino, con il quale ebbi anche uno scontro in allenamento, ma quelle sono cose che restano lì e non vanno oltre, sono normali nel calcio. E poi Gianluca Grava, un guerriero, una personalità da leader, in campo si trasformava, mentre nello spogliatoio ci metteva sempre a suo agio con battute divertenti.
Record di gol di Maradona battuto da Hamsik e poi Mertens? Per Marek è stato un grande traguardo soprattutto perché lui giocava da centrocampista. Hamsik, e non lo dico perché è mio cognato, ha fatto grandissime cose per il Napoli, rifiutando offerte di grandi club per restare in azzurro, un po’ come fece a suo tempo Maradona, e guardate cosa e quanto ha vinto negli anni in cui ha giocato in azzurro. Di Dries ricorderò sempre le abilità tecniche ma anche che una volta in allenamento ci scontrammo e mi lasciò un bel ricordo nell’arcata sopraccigliare destra con una gomitata involontaria. In quel momento mi ritirai dall’allenamento incavolato nero con lui, ma anche lì passò in fretta e ancora oggi, che siamo in contatto, glielo ricordo sempre con affetto e ci scherziamo su.
Seguo ancora molto il Napoli? Assolutamente, e parlo spesso con Mertens, Koulibaly e Insigne.
Pentito di aver detto che che era un sogno giocare con l’Inter perché era la squadra che prendevo da piccolo alla Playstation? (Ride) No, anche perché era vero, perché avrei dovuto mentire? Ricordo che era la Playstation 1 ed ero adolescente. Nei primi giochi le squadre più forti erano l’Inter e il Real Madrid. Nell’Inter poi c’era Recoba e quindi la usavo spesso, così come usavo il Real per mettere Roberto Carlos centravanti e vincere grazie alla sua velocità (ride). In quell’occasione per me fu dunque un sogno andare all’Inter, una squadra che prima avevo conosciuto solo virtualmente. Mi rendo conto che in un primo momento quelle dichiarazioni mi si siano ritorte contro, ma non smetterò mai di essere grato ai tifosi azzurri per quanto mi hanno dato anche dopo il mio ritorno a Napoli”.
Per chi tiferò domenica? Io preferirò sempre il Napoli. E poi ho due figli napoletani, che ogni stagione hanno la maglia della squadra col numero 23. È quella che continuano a preferire, insieme ovviamente alla 17 dello zio…“.