Un Osimhen in forma stellare quello ammirato allo Stadio Alberto Picco di La Spezia: prima doppietta in Serie A, con la maglia del Napoli, è arrivato alla marcatura numero 10 in questo campionato in solamente 1289 minuti giocati (meglio di Cavani e Higuain, che hanno segnato 10 gol in A con la maglia azzurra in 1336 e 1458 minuti complessivi). Dopo essere ritornato a pieno regime da quel brutto infortunio stagionale, il giovane nigeriano ha cominciato a incantare la piazza.
E non una piazza qualunque, la più scettica: al solito, Napoli è sempre stata restia dal dare fiducia a chi è arrivato da “sconosciuto“, a maggior ragione se arrivato per una cifra elevata. Non che questo sia un atteggiamento strano da parte di un tifoso, ma Napoli tende a portare tutto all’eccesso. Più e più volte, la tifoseria napoletana ha bersagliato i suoi talenti, anche quelli più affermati. Impensabile, poi, credere che l’acquisto più costoso della storia del club non sarebbe finito nel calderone.
Il ragazzo (perché Osimhen ha 22 anni) ha compiuto anche degli errori – come festeggiare il Natale nel suo paese d’origine in una mega festa nel mezzo di una pandemia da Coronavirus – questo è indubbio: ciò non toglie che, per un motivo e l’altro, Victor abbia avuto davvero poco tempo per dimostrare le sue vere doti, in una stagione compressa come quella che sta finalmente per terminare. Osimhen è un fenomeno!
Oggi e non solo lo ha messo davanti agli occhi di tutti. Chi ha vestito la maglietta o una sciarpa o un cappellino azzurro davanti alla partita in televisione, non ha potuto far altro che benedire quella gazzella che oggi ha brucato il prato del Picco e, al contempo, maledire la pandemia che non gli ha permesso di guardare la stessa gazzella dal vivo. 7 gol nelle ultime 8 partite, freddezza sotto porta, velocità bruciante e tanto altro. In virtù di ciò, l’autore vuole muovere una critica al tifoso: anziché parlare (troppo presto), la bocca la si può utilizzare per gustare popcorn, perché con Osimhen ne vedremo ancora delle belle.
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A cura di Lorenzo Gentile