Domenico Sepe, lo scultore napoletano che ha realizzato la statua in onore di Diego Armando Maradona, ha parlato ai microfoni di SpazioNapoli. Queste le sue parole.
Partiamo dalle basi: il suo rapporto con Maradona.
“Il mio rapporto con Maradona è particolare. Maradona mi riporta in mente quando da bambino andavo allo stadio con mio padre, che soffre di Parkinson: grazie a Diego, vedevo mio padre gioire ed esultare. Quando mi è arrivata la notizia della sua morte, sono esploso”.
Quando ha deciso di iniziare la scultura?
“Per due giorni non ho fatto nulla. Poi, spinto anche da questa scintilla emotiva, dopo due giorni dalla morte di Maradona, mi son detto “Io devo fare qualcosa per Diego” e ho iniziato a fare dei bozzetti”.
La sua idea è stata quella di creare un’opera per la città, per i tifosi.
“Ho sempre detto e dichiarato che non avrei fatto crowdfunding, non avrei acquistato sponsor per la scultura. Il mio desiderio era quello, soprattutto, di donare la scultura al popolo napoletano e che tutti potessero vederla sempre, quindi non chiusa in un museo o in una fermata di una metro o all’interno dello stadio. Per me, deve essere sempre visibile, ma non per una questione di riconoscibilità, ma perché la scultura deve essere a beneficio di tutti i napoletani”.
Lei ha trovato un accordo con il Comune di Napoli?
“Ho sentito il Comune, ma ho sempre rispettato le istituzioni: la mia non voleva essere un’entrata a gamba tesa. Infatti, partecipai anche al bando istituito dal Comune, ma in quel caso era un’altra scultura che rispettava i parametri richiesti. La mia scultura però è nata prima del contest: sembra quasi sia nato come risposta alla mia proposta. Il bando però fu sospeso e il Comune decise di accettare il mio dono. Firmai un contratto, visibile sul sito del Comune, dove c’è anche la locazione della statua, ovvero presso lo Stadio Diego Armando Maradona.
Però, nel contratto è scritto all’esterno dello stadio.
“Esatto, la statua doveva essere visibile a tutti e, di conseguenza, instaurata all’esterno dello stadio, cioè all’altezza dei Distinti, quindi tra Curva A e Curva B. C’è anche un progetto depositato al Genio Civile con una serie di procedure burocratiche già avviate”.
Il 28 novembre, però, non sarà esposta la sua statua, ma quella di Stefano Ceci. Lei è stato informato di questa scelta?
“No, non sono stato avvisato. Il Comune non mi ha chiamato, perché credo che questo sia un evento privato di Aurelio De Laurentiis, a meno che non ci sia anche un’approvazione del Comune, di cui io però non ne sono al corrente e mi auguro che non sia così. Anche perché l’ingegnere dello stadio ci disse che all’interno dell’impianto non poteva essere installato nulla per motivi di sicurezza, a prescindere se fosse installazione temporanea o definitiva. Quindi, mi pare strano che venga fatto questo evento con la presentazione della statua. Ma è un’iniziativa privata e non voglio metterci parola. Questa scultura che verrà installata al Maradona, per quanto ne so, è stata fatta in una fonderia, non è d’autore, e quindi completamente diversa dalla mia”.
Lei ha parlato anche con la SSC Napoli?
“Quando decisi di donare la scultura, parlai contemporaneamente sia con il Comune sia con il Napoli, avvisando entrambe nello stesso giorno. La società Calcio Napoli disse che avevano apprezzato il nostro progetto, ma poi non mi fecero sapere più nulla, mentre il Comune ha subito accettato il dono. Con il Napoli abbiamo fatto un incontro, in cui loro hanno detto di apprezzare molto la statue e le foto. Dovevano fare anche la conferenza stampa da me in bottega, ma sono scomparsi, non si sono presentati senza nemmeno avvisare”.
Cosa è successo poi dopo questo episodio?
“Da quel momento, con l’ex Assessore allo sport, organizzai l’evento di presentazione dell’opera per il 29 luglio. Dovevano essere presenti i bambini, il gruppo musicale i Foja, e in quell’occasione dovevo donare anche la targa dello stadio che doveva essere installata all’esterno dell’impianto. Però, lo stesso De Laurentiis creò una polemica sulla questione dei tifosi, poiché noi volevamo fare un evento gratuito, e il sindaco De Magistris, nonostante avesse già fatto una delibera, annullò l’evento per evitare polemiche. Forse l’evento fu annullato, proprio perché De Laurentiis ne voleva fare un altro, organizzato per conto suo”.
È in programma un incontro con il nuovo Sindaco Manfredi? Ha mai parlato con lui?
“Ho incontrato il Sindaco Manfredi nel corso della presentazione della nuova giunta, ma non in veste ufficiali, come semplice cittadino e scultore. Ad oggi, non ho nessun incontro in programma né con l’amministrazione né con il nuovo Assessore Ferrante. Dovrebbero quanto meno farmi sapere cosa hanno intenzione di fare con l’opera: non ho nessuna risposta da parte loro. Questa totale indifferenza mi fa riflettere. Spero si facciano sentire a breve, perché io ho dato come ultimatum il 20 novembre: se non mi contatteranno entro quella data, valuterò altre opzioni”.
Quindi, lei ha già altre idee su dove installare la statua?
“La mia idea è unica e resterà tale: mettere la statua al Diego Armando Maradona. Se non andrà fuori lo stadio, la statua resterà per sempre nella mia bottega, non ho altri progetti. Ripeto, non ho fatto questo né per visibilità né per soldi, ho rifiutato almeno sei/sette offerte molto importanti. Io non faccio attività commerciale, per il momento non mi interessano soldi. Poi vedremo se in futuro cambierà qualcosa, ma per il momento non è il denaro il mio obiettivo primario”.
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Danilo De Falco
Articolo modificato 10 Nov 2021 - 21:51