Una partita a senso unico, dominata in lungo e largo dal Napoli che ha steso 4-0 la Lazio e lancia l’ennesimo messaggio al campionato: per arrivare allo scudetto bisognerà fare i conti anche con gli azzurri. I numeri sono schiaccianti: oltre il 61% di possesso palla, 18 tiri (8 in porta) contro i 6 dei biancocelesti (di cui 2 in porta).
La differenza, evidente, l’ha fatta però la superiorità della prestazione del centrocampo. Ben 744 passaggi completati, quasi il doppio rispetto i 431 della Lazio, che con Sarri fa del possesso palla e degli scambi veloci il suo dogma. Eppure contro il Napoli è stato l’esatto contrario e il motivo è facile da intuire: semplicemente i ragazzi di Spalletti hanno interpretato meglio lo stesso gioco. Il merito è da attribuire alla clamorosa prestazione di Lobotka, dominatore assoluto della metà campo con il 97% di precisione su 138 passaggi provati, ovvero solo 5 passaggi sbagliati in tutto il match. Numero pazzeschi, così come quelli di Fabian Ruiz che ha avuto il 90% di precisione su 114 passaggi, in questo caso sono 12 i passaggi totali errati effettuati dallo spagnolo.
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Ma racchiudere la vittoria con la Lazio alla sola prestazione dei singoli sarebbe riduttivo. Già, perché chi ha assistito il match si è subito reso conto che nell’aria ci fosse qualcosa di strano, di particolare. Di magico. Il tributo per ricordare Diego Armando Maradona ha messo i brividi anche a chi non è mai stato tifoso del Napoli: le immagini di ciò che si è vissuto a Fuorigrotta hanno fatto il giro del mondo. Gioco di luci emozionante con l’ausilio dei 40mila cellulari accesi allo stadio, un’atmosfera da pelle d’oca arricchita dalla meravigliosa poesia di Maurizio De Giovanni e interpretata da Gianfranco Gallo mentre la statua di Diego percorreva la pista attorno al campo di gioco. Un unico coro ad accompagnare la serata, quello storico degli anni ’80 “Olè olè olè, Diego Diego“.
L’intero ambiente, rafforzato anche dal ritorno degli Ultras della Curva B, ha dato una carica positiva tutta nuova al Napoli, facendo dimenticare le problematiche che avevano preoccupato alla vigilia come gli infortuni o i recenti risultati negativi. Chiunque abbia assistito allo spettacolo precedente alla partita ha avuto un’unica sensazione: il Napoli avrebbe vinto il match. Perché lo doveva alla memoria di Maradona, alla gente che ha affollato lo stadio e anche al campionato stesso dopo la sconfitta del Milan.
Di fatti si può dire che il Napoli avesse vinto, grazie all’atmosfera dello stadio Maradona, la partita contro la Lazio ancor prima di averla giocata. Ovvero lo stesso effetto della Haka, la danza dei guerrieri Maori originari della Nuova Zelanda e resa celebre dagli All Blacks, la nazionale di rugby neozelandese. La danza esprime il sentimento interiore di chi la esegue, e può avere molteplici significati. Non si tratta, infatti, solo di una danza di guerra o intimidatoria, come è spesso erroneamente considerata, ma può voler anche essere una manifestazione di gioia, di dolore, una via di espressione libera che lascia a chi la esegue momenti di libertà nei movimenti.
Lo scopo dell’Haka è comunque quello di impressionare, entrare nella mente dell’avversario battendolo ancor prima dello scontro. Non a caso la nazionale degli All Blacks, da quando ha introdotto la danza nel rugby (1988/89, ndr), vince il 90% degli incontri che disputa. Una forza che va al di là della qualità dei giocatori: cioè la volontà di sopraffare gli avversari. La consapevolezza di essere forti abbastanza da vincere la partita così come lo era in battaglia per i guerrieri. La stessa forza che finalmente anche il Napoli ha ritrovato grazie all’apporto delle emozioni che trasmette il Dio del Calcio e del pubblico che gremisce lo stadio a lui dedicato.
Con la conciliazione tra presente e futuro, la “presenza” dello spirito di Diego allo stadio e il ritorno del tifo organizzato, il Napoli può davvero aver trovato quel rinforzo di cui la squadra e lo stesso Spalletti avevano bisogno. Perché sì, con questa atmosfera il Maradona mette davvero i brividi. Anche agli avversari.
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Pasquale Giacometti
Articolo modificato 30 Nov 2021 - 09:24