Ok, Lorenzo è andato.
Ok, è un altro campionato compromesso tra infortuni e Covid.
Ma è anche il caso di guardare un po’ oltre, a ciò che resta, a ciò che sarà.
Una domanda nasce spontanea: “Dove sta andando il Napoli?”.
Il progetto è entrato da qualche giorno nel diciottesimo anno d’età ed è tempo di bilanci, non nell’accezione che tanto piace – e anche giustamente – di solito a De Laurentiis.
Cosa farà da grande questo Napoli?
Sicuramente si tratta di uno dei club italiani che ha investito di più in cartellini nel recente passato, con Lozano ed Osimhen su tutti. Ma questo, purtroppo, non basta a sciogliere la nebbia che si scorge dal finestrino in questo viaggio arrivato a un punto cruciale.
Due anni senza Champions hanno di fatto ridimensionato le prospettive: per troppo tempo il Napoli aveva goduto di un beneficio più unico che raro nella storia del calcio italiano, l’assenza delle milanesi dai giri importanti. Poi si è aggiunta anche l’ascesa dell’Atalanta e le difficoltà per il consolidamento in certe posizioni sono aumentate in maniera vertiginosa.
Va anche detto – e ricordato a quelli che solitamente aprono pochi almanacchi dal 2000 all’indietro – che il Napoli storicamente non ha mai avuto una continuità di rendimento come quella ottenuta sotto la gestione De Laurentiis: 18 anni ai vertici, anche se solo sfiorando la vittoria, è un risultato UNICO.
Ma a volte è anche giusto proiettarsi al futuro e ai prossimi cinque anni, anche perché il tragitto per la famiglia De Laurentiis prevede un bivio che non si può sottovalutare, figlio del divieto delle comproprietà recentemente approvato.
Siamo sicuri che Bari sia meno appetibile come scelta? Lì c’è un terreno ancora da seminare, far germogliare e raccogliere, un posto tranquillo, meno insidioso e con meno pretese.
A Napoli la percezione è che su un terreno ormai arido qualsiasi cosa si butti sia persa o non apprezzata. Le pretese altissime, le difficoltà per lo step successivo, cioè la vittoria del campionato, ancora di più.
E poi c’è l’anagrafica che ci ricorda che nel prossimo maggio saranno 73 gli anni del Presidente: sicuramente tra i pochissimi ad avere idee lungimiranti e concrete per la salvezza del calcio ma anche lasciato praticamente solo a combattere dai suoi colleghi più giovani. Capirete che la stanchezza e la resa potrebbero vincere sul sapore della sfida.
La partenza di Insigne, causa ed effetto di questa situazione di limbo, scatta una fotografia importante su cosa oggi è il Napoli, lasciando moltissime domande e poche risposte sul futuro.
Come se di questi tempi pensarci fosse una colpa. Una delle tante che nessuno più si prende.