La rincorsa alla salvezza per il Napoli Femminile è ricominciata dopo il successo colto in trasferta contro la Fiorentina per 0-2, una vittoria che ha riportato le azzurre ad un punto dal quartultimo posto in classifica attualmente occupato dall’Empoli. I tre punti hanno ridato entusiasmo alla squadra e a tutto l’ambiente. Per parlare del momento che si vive in casa azzurra la redazione di SpazioNapoli ha intervistato l’allenatore del Napoli Femminile, Roberto Castorina che, insieme a Giulia Domenichetti, è subentrato a novembre all’esonerato mister Pistolesi.
Questo post in breve
Quali sono le sensazioni dopo questi primi mesi a Napoli e dopo la vittoria di Firenze?
“Quando siamo arrivati avevamo ben chiara la situazione di difficoltà. Ho trovato una squadra che aveva delle basi alle quali ho inserito mie idee, come giustamente fanno tutti gli allenatori. Non nascondo che i risultati, soprattutto delle prime due partite con Empoli e Pomigliano sono stati deludenti e i primi responsabili siamo noi, Giulia Domenichetti ed io. Però ho sempre pensato che la squadra avesse le potenzialità per raggiungere l’obiettivo della salvezza. Chiaro che poi i risultati siano quelli che danno la scintilla, ma abbiamo lavorato tanto, anche soprattutto dal punto di vista mentale. Non ho mai pensato che questa squadra potesse retrocedere, poi nel calcio tutto può succedere. La vittoria di domenica è stata importante perché vi ha dato un’iniezione di fiducia, ha coronato un percorso di varie settimane di lavoro e poi ci siamo riagganciati al treno salvezza. Ci sarà tanto da lavorare e migliorare, ma sembra sia scattato qualcosa nella testa. Con la Fiorentina stata una bella prestazione, così come abbiamo fatto contro Inter e Roma.
L’aspetto che più mi sta piacendo della squadra? La curiosità. Perché le ragazze chiedono, domandano, sono molto curiose di apprendere. Hanno voglia di imparare, sete di apprendere e migliorare. Quindi posso dire di avere una squadra curiosa, che ha voglia di apprendere. È un aspetto che mi piace molto della squadra. L’allenatore deve essere bravo a trasmettere i principi di gioco, ma oggi un tecnico deve essere soprattutto bravo a comunicare. Puoi avere le idee migliori del mondo, ma se non le sai trasmettere, fai fatica. Me ne sono reso conto nel corso delle mie esperienze anche nel calcio maschile”.
Com’è stata l’ambientazione a Napoli? Che città ha trovato e che società ha trovato?
Il Sud lo conosco bene perché ci sono stato in varie esperienze da calciatore. Poi, seppur io sia nato a Genova, ho mio padre che è di Catania, quindi sono mezzo meridionale. Ce l’ho nel sangue. Poi sono un tipo che si ambienta subito, non ho avuto nessun tipo di contraccolpo. Poi, vabbè, parliamo di Napoli, una città bellissima. Nella mia carriera ho avuto anche la possibilità di andare in panchina al San Paolo quando ero al Genoa da giovanissimo.
La società che ho trovato al Napoli Femminile è estremamente disponibile. Ha messo a disposizione dell’allenatore e dello staff tutto ciò di cui avevamo bisogno, ma soprattutto ci hanno dato fiducia. La società, a partire dal presidente Carlino, si sono sempre dimostrati presenti ed appassionati, ma non hanno mai messo pressione. Il presidente Carlino è davvero un bel personaggio, ci mette cuore, mi manda anche bei messaggi dopo le partite. Parliamo di un presidente che si fida dello staff e della guida tecnica e ti fa sentire la fiducia, non è per nulla invadente. Nel calcio maschile invece questo accade, non mi sono mai chiesto il perché, ma forse perché nel calcio maschile ci sono molti personaggi che credono di essere competenti a livello calcistico ma purtroppo non lo sono. Ti faccio un esempio: se chiamo un idraulico a casa, perché non ho competenze, lascio fare a lui. Se c’è da cambiare una lampadina la cambio, ma non invado il campo di altri. Ognuno ha le sue competenze”.
Con mister Roberto Castorina abbiamo fatto anche un viaggio nel passato, ritornato al 1996, ovvero quando da giovanissimo fu allenato da Luciano Spalletti all’Empoli. L’attuale tecnico del Napoli era alla prima esperienza da allenatore in carriera e quell’anno vinse il campionato di Serie C, ottenendo la promozione in Serie B, e si aggiudicò anche la Coppa Italia di Serie C battendo il Modena in finale.
“Andai ad Empoli da giovanissimo, avevo 18-19 anni, entrai nello scambio Montella. Lui andò al Genoa e io feci il percorso inverso. Non feci bene quell’anno a causa mia, in particolare perché quell’anno facevo anche il militare e tornavo solo il venerdì e quindi mi allenavo con la squadra solo per fare la rifinitura. Mi ricordo bene di mister Spalletti, giocai 12-13 partite. Mi ha insegnato tantissime cose che non dimenticherò mai. Qualcosa di particolare? I movimenti, io ero un trequartista/attaccante esterno e lui mi diceva come muovermi. Del fatto che fosse un grande allenatore me ne resi conto qualche anno dopo, avendo esperienze con altri tecnici. Riusciva ad entrarti nella testa come pochi, la sua qualità più grande era quella della comunicazione. Lui è un ottimo comunicatore e sono convinto sia anche migliorato in questi anni. Mi insegnò movimenti che non avevo mai visto, curava tutto. Già era bravo al tempo e sono passati circa 25 anni, ora sarà migliorato all’ennesima potenza.
Com’era Spalletti all’interno dello spogliatoio? Nella preparazione era preciso, ci massacrava e si incazzava se non era così. Ci diceva ‘vi fidare di me? E allora dobbiamo andare a fare questo’. Ti convinceva, anche perché era una persona di carattere forte che ti guardava negli occhi e ti diceva francamente cosa andava e cosa no. Se doveva ricorrere allo scontro, il mister non ci pensava due volte e lo faceva. Caratterialmente era una persona molto forte, ti resta impresso.
Una qualità che gli ruberei? L’aspetto caratteriale, è molto più deciso di me. Su quello sento di dover migliorare, anche se nel rapporto tra calciatori e calciatrici ho cambiato il mio modo di approcciare. Le donne apprendono prima, sono più predisposte. Se gli dici una cosa 2-3 volte subito assimilano, con i maschi è più complesso. In generale la donna si applica di più e, se dovessi dirla tutta, oggi non sento l’esigenza di dover cambiare il mio percorso di lavoro. Anzi, mi sento molto più stimolato a lavorare nel calcio femminile.
La differenza sostanziale tra calcio maschile e femminile non è il livello tecnico, ma la struttura fisica e organica. Quando sento dire ‘le donne sono più scarse degli uomini’, dico che non capite nulla. Le ragazze per me sono le mie bimbe. Ho 45 anni e ho una figlia di 6 anni, guai a chi me le tocca. E loro ti danno tanto, anche di più rispetto agli uomini. Si aprono di più, esternano le emozioni più dei maschi e devi essere tu bravo poi a capirlo e gestirlo. Ad inizio stagione ho avuto 2-3 proposte dalla Serie D maschile ma le ho rifiutare perché volevo continuare il mio percorso nel calcio femminile.
Ad inizio anno la Sampdoria ha acquistato il titolo sportivo della Florentia San Gimignano (ex squadra di mister Castorina, ndr), così andai a parlare con il presidente Massimo Ferrero per capire se ci fossero i presupposti per continuare l’avventura lì. Andai a Genova, dopo 3 ore di incontro uscii dalla sede del club e dissi ‘signori, con tutto il rispetto, ma con questo non ci sto’. Ho preferito restare fermo piuttosto che lavorare con un presidente con la quale non c’era intesa di vedute”.
Un commento anche su come termineranno le stagioni del Napoli Femminile e del Napoli di Spalletti.
Per noi è ovviamente la salvezza, ci crediamo. Molto passerà dalla partita con il Verona (ultima in classifica, si giocherà a Cercola il prossimo 26 febbraio, ndr), mentre l’Empoli dovrà giocare contro la capolista Juventus. Dovessimo riuscire a battere le scaligere e la Juve dovesse vincere in toscana, potremmo scavalcarle e uscire dalla zona retrocessione. Quindi per noi la partita con il Verona assume un’importanza fondamentale. Recupereremo anche qualche calciatrice al momento infortunata.
Per quanto riguarda il campionato del Napoli, credo possa giocarsela per lo scudetto. La sconfitta dell’Inter nel derby ha riaperto tutto. La Juventus invece la vedo ancora troppo dietro per poter recuperare, anche se non muore mai, però deve recuperare su tre squadre ed è più difficile. Se vince a Bergamo può ancora avere qualche speranza. Ovviamente mi auguro che a spuntarla sia Spalletti, è un grande allenatore e regalerebbe a questa città una gioia immensa che merita”.
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Pasquale Giacometti
Articolo modificato 11 Feb 2022 - 13:37