La vittoria contro il Verona ha un nome che spicca sopra tutti e non potrebbe essere altrimenti: è quello di Victor Osimhen. L’attaccante nigeriano ha infatti deciso il match del Bentegodi con una doppietta e ha fatto ottenere al Napoli tre punti importantissimi per ripartire dopo la sconfitta contro il Milan.
Il nome di Osimhen è però da sempre, anche, un nome che polarizza le opinioni. Questa divisione è in parte giustificata dalla ingente somma spesa per il suo acquisto: è infatti il giocatore più costoso della storia del Napoli ed è quindi anche un po’ normale che le aspettative nei suoi confronti siano sempre altissime. Ciò porta però ad un contrasto di giudizi, praticamente totale fra chi lo ritiene un fenomeno su cui costruire le basi del progetto e chi lo ritiene un “pacco” strapagato.
C’è poi anche quella costante voglia di innescare un confronto fra lui e Vlahovic, volto a cercare di stabilire una gerarchia assoluta sia fra le giovani punte della Serie A, sia, in generale, fra gli attacchi delle due squadre rivali.
I margini di crescita di Osimhen
È però indubbio che ci ritroviamo davanti ad un giocatore i cui margini di crescita sono enormi e che in questa stagione ha dimostrato di aver imparato già tanto rispetto al suo primo anno in Serie A. Un esempio di quanto detto sono i tanti gol di testa siglati da Osimhen in questa stagione, di cui addirittura 3 degli ultimi 4. Questo dato non va trascurato: permette ad Osimhen di diventare un attaccante ancora più completo, letale non solo se innescato in velocità, ma anche in quelle situazioni più “sporche” dove un vero bomber di razza deve farsi valere.
Può migliorare ancora, però, nel gioco di sponda con i compagni: anche a Verona, alcune volte, è stato un po’ troppo precipitoso e questa eccessiva imprecisione è stata evidenziata anche da Spalletti nel post partita. Migliorare sotto questo punto di vista ridurrebbe il rischio a cui ci si espone utilizzando Osimhen, cioè quello di creare una squadra spaccata in due dove il nigeriano diventa, troppo spesso, solo un’arma da innescare in velocità e poco utile, invece, per effettuare un possesso palla ragionato. Questa velocità, talvolta, si rivela poi un’arma a doppio taglio in quanto insostenibile per i suoi compagni, incapaci di dargli supporto e costringendolo, quindi, a difficili duelli solitari contro i difensori avversari, come spesso è accaduto contro il Milan.
Insomma, fa piacere avere un giocatore che con la sua velocità è così bravo ad creare problemi alle difese avversarie ma, a volte, farebbe comodo avere un attaccante che possa aiutare la squadra anche nella fase di gestione della palla, senza ridursi ad aspettare il pallone idoneo a sfidare la difesa avversaria con le sue accelerazioni.
Il confronto con Vlahovic
Lascia il tempo che trova, invece, il confronto con Vlahovic. I due hanno caratteristiche ben diverse che possono quasi far arrivare dire che i pregi dell’uno siano i difetti dell’altro (anche se non universalmente).
Ma quando si parla di Osimhen bisogna sempre considerare quanto questo giocatore può ancora migliorare. L’impressione è che se Osimhen riuscisse a crescere in quelle situazioni che lo rendono a volte facilmente “disinnescabile” ci troveremmo davvero davanti ad uno degli attaccanti migliori al mondo, al livello dei grandi top mondiali. Sta tutto a lui quindi: continuare così, allenandosi costantemente per lavorare sui propri difetti e zittire i più critici una volta per tutte.