L’allenatore del Napoli Luciano Spalletti ha tenuto quest’oggi una lezione per gli studenti della Federico II per il ciclo di incontri dal titolo “Sport in Accademia“, che rientra nel programma F2 Cultura.
Di seguito le parole rivolte agli studenti nel corso dell’incontro:
“L’umore non è dei migliori, ovviamente. Ma incontrare una qualità di studenti come quelli della Federico II non succede tutti i giorni. Sono sicuro che dalla qualità delle vostre domande riuscirò ad ‘acchiappare’, come si dice in toscano, quella qualità e quel sapere da trasferire dentro lo spogliatoio ai miei calciatori per fare anche qualche risultato in più“.
“Per me, lo studente è colui che nel caos della vita va da qualcuno che ha sempre la parola giusta per arricchire le sue conoscenze, per metter dentro a questo magazzino delle cose che poi ci possano servire anche per avere una buona qualità di dialogo nei confronti di chi cerca di imporsi: non si tratta solo di una figura che studia in un’università”.
“Fondamentali nella vita sono le scelte, le decisioni, soprattutto per quanto riguarda il mio ruolo: io cerco sempre di tirar fuori le migliori decisioni, dalla formazione alle tattiche. In tutti gli ambiti, dalle riunioni di condominio fino al Vangelo, c’è qualcuno che decide, un’anima forte a cui affidare le proprie debolezze”.
Questo post in breve
Sulla squadra del Napoli: “Tutti sono fondamentali”
“Ho 7 collaboratori, compreso uno che ho preso dal Napoli (Peppe Santoro), una persona con grande umanità: abbiamo un bel rapporto. È colui che porta gli uffici in campo e l’area di rigore dentro gli uffici: proprio per questo ha la fiducia di tutti. Io mi fido dei miei collaboratori, e spero sempre che loro mi prendano il posto, soprattutto se sono bravi“.
“Noi abbiamo due squadre, quella che va in campo e quella dietro le quinte, che è molto più importante di chi va in campo. Tutti sono fondamentali, da chi ci alza la sbarra al campo la mattina fino a chi ci lava le maglie, che noi diamo loro sporche. A loro, per questo, va data una grande considerazione“.
“Quando si parla, quando si va a motivare una squadra, bisogna essere sempre sintetici e bravi a dare subito l’idea di dove si vuol andare. Io non alleno per piacere a tutti, ma per trovare la soluzione per la squadra. Ci sono dei giorni in cui ti svegli e non sei così reattivo: in quei casi bisogna riguardarsi allo specchio e farsi forza”.
“Per me i calciatori devono essere in condizione di scendere in campo consapevoli di dover dare tutto: io faccio lo sciamano, provo a costruire l’atteggiamento. Io non tiro a campare, tiro a vivere, per cui spero di avere sempre disponibilità totale da parte dei calciatori, producendo contenuti anche stimolanti per loro. Il mio obiettivo è di creare qualcosa di importante che possa durare nel tempo, mantenendo sempre un rapporto di cuore e di sentimento“.
“Voglio un calcio in cui si va per meriti, tutto qui“
Le lavagne usate per insegnare
Nel corso dell’incontro Spalletti si è servito di una lavagna per esprimere al meglio i suoi concetti ai ragazzi. Sul primo foglio il tecnico azzurro ha scritto: “Allenare: devi sapere tutto del tuo ruolo. Devi essere competente. Devi essere credibile. Devi essere un bravo gestore. Devi produrre contenuti. DEVI ESSERE PER TUTTI!”.
Con le prossime scritte ha poi presentato un messaggio per i calciatori: “Devo andare ad allenarmi, devo fare fatica. Voglio essere allenato, voglio essere pronto o pago il prezzo della DISCIPLINA. O pago il prezzo del RIMPIANTO“.
Su questo ha poi aggiunto: “Per me chi perde tempo va fuori, non si perde tempo: ci si allena senza chiedere che allenamento facciamo, lo si fa e basta. È importante l’intenzione di andare a lavorare: ci sono delle qualità, come la motivazione e la personalità, nel nostro ambiente sono fondamentali. Coloro che non riescono a motivarsi da soli, si dovranno accontentare per sempre. Nessuno deve permettersi di chiedermi di essere motivato, io non motivo nessuno. Il ghigno, la postura e il muscolo bello tonico te li fai da te solo: te li prepari da te solo, se no sarai passeggero per tutta la vita”.
La terza e la quarta lavagna, infatti, parlavano di personalità: “Si ha personalità quando gli eventi SI AFFRONTANO e non si subiscono. Si ha personalità quando decidiamo che tutto quello che sta tra noi e l’obiettivo è un qualcosa da superare a tutti i costi, senza mai mollare“.
“La personalità rappresenta ciò che l’individuo è nell’insieme delle sue caratteristiche fisiche e mentali di adattamento all’ambiente in cui è chiamato ad agire”.
La richiesta ai calciatori del Napoli
“Per me, bisogna saper usare bene il tempo presente: la vita si vive solo e soltanto nel presente.
La sconfitta ci ha fatto male, motivo per cui dopo questi eventi mi aspetto che tutti si sveglino presto e arrivino all’allenamento per lavorare bene, senza lamentarsi di niente: lamentarsi non è mai una strategia, non bisogna mai pensare sia colpa di quell’altro o della sfortuna. In quel caso non hai portato a casa niente, nessun risultato”.
“Il miglior allenamento per un calciatore è sentire la fiducia dell’allenatore: i miei calciatori mi piacciono così tanto che non gli stacco mai gli occhi di dosso, sto sempre insieme a loro, anche quando sbagliano. A loro, ogni tanto, bisogna togliere anche la maglia da benestanti, che poi indossarla sempre diventa una noia”.
“Nella vita bisogna metterci tutto: i contrasti, i colpi di testa, la qualità tecnica. La vita è una scatola all’interno della quale inserire tutte queste cose: chi è forte davvero lo fa tutti i giorni. Si vince con l’applicazione, con l’esecuzione delle cose: bisogna avere aggressività nel disimpegnarsi dai casini, oltre che avere quella qualità, quella leggerezza talentuosa”.
“Quelli che non giocano meritano spiegazioni e un’importanza uguale a quelli che hanno giocato, perché poi alla partita successiva potrebbero essere in campo, pronti per giocare”.
Sulla partita contro la Fiorentina e la corsa scudetto
Ad una domanda su Zielinski posta da uno studente, il tecnico del Napoli ha risposto in questo modo: “Zielinski non lucidissimo contro la Fiorentina? Non è colpa di Piotr, le scelte le faccio io, dovevo stare più attento”.
“Perdere di vista l’obiettivo? A noi è successo come in Toscana quando c’è la nebbia: è lì e ci disturba la vista, ma poi scompare e torniamo a vederlo”.
L’importanza dei giovani e del settore giovanile
“L’importanza dei giovani all’interno della squadra? Il mio pensiero è facile: i giovani per me sono il futuro, riuscire a produrre calciatori dal settore giovanile diventa fondamentale per avere risorse aggiuntive. Se si fa giocare molti giovani senza esperienza, però, avere obiettivi di grande livello diventa difficile, soprattutto contro Milan, Inter, Juventus eccetera. È diventato difficile far crescere i giovani e fare risultati importanti. Zanoli, ad esempio, non ha mai giocato perché c’è un calciatore che è il migliore nel suo ruolo, che si aggiorna continuamente: Di Lorenzo ha sempre gli occhi rivolti al futuro, ma da parte mia ci sarà sempre apertura totale ai giovani”.
“Le cose cambiano, non sono le stesse di quando giocavo io. La composizione di un allenamento si fa in maniera diversa, prima si giocava a uomo e c’era un leader. Ora si parla di calcio di rinvio, costruzione dal basso, che può essere corta o lunga e permette lo sviluppo del possesso palla fino ad arrivare a quelle giocate alla Insigne per Callejon“.
Le domande degli studenti
“Come si entra in un gruppo nuovo? Ci si mette in mezzo, con disponibilità e senza paura di essere nella situazione. Mi è capitato che da capitano, col cambio di allenatore, non giocavo più: io mi mettevo in mezzo, senza lamentarmi del suo punto di vista e con la volontà di tornare titolare e raggiungere l’obiettivo”.
“Come si fa a gestire una squadra, che nonostante la lotta per lo scudetto viene sempre esclusa dai media nazionali, che vedono solo Inter e Milan? Non ci interessa, non ci interessa del pensiero degli altri. Non ci si deprime perché non ci considerano e dobbiamo avere autostima delle nostre qualità, proprio come fanno i napoletani che hanno le migliori eccellenze in tutti gli ambiti”.
“Quando qualcuno sbaglia, si deve essere bravi ad analizzare l’episodio, non il calciatore dentro l’episodio: bisogna essere sensibili nei confronti dei ragazzi, mantenendo un buon rapporto.
Molte volte meglio non cambiare la propria erba con quella del vicino, basta trovare frasi corrette da dirgli. Non si può vincere sempre, qualche volta puoi perdere: a darti soddisfazione è l’impegno, il lavoro, non mi piacerebbe essere sempre in vacanza”.
“Si può anche non essere Maradona, ma basta dimostrare di avere sangue nelle vene. Forza Napoli!”