Il caso plusvalenze può arenarsi per un vizio procedurale. Questo è quanto si apprende da La Repubblica, in merito al caso plusvalenze che sta scuotendo il calcio italiano negli ultimi mesi.
Anche il Napoli è finito nell’occhio del ciclone, con l’attenzione degli inquirenti che si è concentrata sull’affare tra il club azzurro e il Lille per Victor Osimhen. Accuse per cui la procura della FIGC ha chiesto l’inibizione del presidente Aurelio De Laurentiis e dei dirigenti della società partenopea.
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La ricostruzione
Il nodo sarebbe di naturale meramente tecnica. Secondo la ricostruzione del quotidiano, tutto ruota intorno al primo atto dell’intera vicenda. Di seguito, quanto riportato:
“Tutto nasce dalla lettera che il 19 ottobre scorso la Covisoc – organo di controllo delle società di calcio – ha inviato alla Procura. Sulla base di quella lettera, che conteneva già tutte le operazioni di mercato finite al centro del processo, la Procura ha avviato l’indagine, nove giorni più tardi. Il problema è che, secondo le difese, la Procura avrebbe dovuto farlo molti mesi prima.
La “prova” è contenuta nella stessa lettera della Covisoc, che si apre facendo riferimento a ‘pregresse interazioni’ con la Procura. Vuol dire che non era il primo contatto tra le due parti, e che quindi l’argomento già fosse oggetto di analisi. Da quando? Andando avanti a leggere quel documento, una data compare: il 14 aprile, quindi circa 6 mesi prima, la Procura per stessa ammissione della Covisoc, aveva fornito ‘indicazioni interpretative'”.
I possibili scenari
Uno scenario che apre, a questo punto, a diverse soluzioni, tra cui l’eventualità che possa saltare l’intero impianto accusatorio. “Tutto ciò può portare a due conclusioni”, rivela la medesima fonte.
“La prima: la lista di operazioni su cui si è concentrata l’indagine, è figlia di quelle interpretazioni. La seconda, molto più seria: la Procura aveva già notizia di irregolarità. E non è un dettaglio, visto che dal momento in cui viene a conoscenza di una “notizia di irregolarità” ha 30 giorni per aprire l’inchiesta. Che possa davvero essere così lo dicono alcuni elementi: intanto, la Procura federale ha rifiutato di fornire alle difese la nota del 14 aprile citata nella lettera della Covisoc con tanto di numero di protocollo. Il motivo: “Non è pertinente”, si sono sentiti rispondere i legali.
Non solo: agli atti dell’indagine compare anche un articolo de Il Sole 24 Ore di febbraio 2021, ossia molti mesi prima dell’apertura decisa dal procuratore federale, Giuseppe Chinè. Un’altro segnale che la “notizia” di possibili irregolarità fosse stata appresa, a mezzo stampa – uno dei criteri per cui si può avviare un’indagine – già da tempo.
La palla, a questo punto, passa le mani del Tribunale Federale nazionale, presieduto dal giudice Carlo Sica. Nel caso in cui dovesse essere accolta questa contestazione delle difese, il processo si sgretolerebbe tra le dita dell’accusa“.