Da Empoli ad Empoli, la favola napoletana e la sua morale: “Ci risiamo!”

Da Empoli a Empoli, sei punti bruciati dal Napoli contro il suo fantasma toscano. È un tabù quello degli azzurri contro la squadra di Andreazzoli, non solo per quanto riguarda questa stagione. L’ultima vittoria dell’Empoli risale proprio alla gara al Maradona, da lì in poi una sfilza di risultati negativi (otto pareggi e otto sconfitte) che hanno tormentato il club del presidente Corsi. Mentre al Castellani, in nove incontri di Serie A, il Napoli ha vinto una sola volta, nella stagione 2016/17.

Una vera e propria congiura che anche stavolta non ha lasciato scampo, abbandonando definitivamente ogni speranza per il titolo e mettendo addirittura a repentaglio il terzo posto. Nulla di più assurdo che scatena di conseguenza la rabbia partenopea, la quale perde la propria fiducia attraverso i quattromila fischi al Castellani.

Addio Scudetto, i tifosi sono spazientiti: forse si è preteso troppo?

Empoli-Napoli si preannunciava bene con il tanto entusiasmo da parte dei tifosi e un Castellani inondato dall’animo azzurro, registrando 6.000 tagliandi venduti tra cui 3.800 supporters partenopei. Una grande dimostrazione d’affetto, nonostante le brutte prestazioni di Fiorentina e Roma.

Forse è stato proprio questo a scatenare un clima d’agitazione a fine partita, tra i tremendi fischi e il nervosismo di Osimhen. Ma forse questo Empoli-Napoli è anche la dimostrazione di un Napoli puntualmente impreparato e la risposta di tifosi spazientiti.

Facendo un dietrofront, solo due settimane fa si parlava esclusivamente della lotta al titolo e in soli 14 giorni lo scenario assume ben presto tutto un altro sfondo, consegnando ancora una volta il primato nelle mani delle due milanesi. Ma il punto di domanda però assume un altro ruolo: si è preteso troppo?

Di fatto il Napoli non ha deluso le aspettative e tanto meno ha fallito il suo obiettivo. Il traguardo era la sola Champions League e lo Scudetto sarebbe stato solo la miglior gratifica di un lungo lavoro. Ma la rabbia resta una conseguenza del fallimento di più stagioni, a partire dal 2018. I tifosi sono stanchi del fallimento e spaventati davanti la decisione della società sul ritiro, che riaffiora l’incubo ammutinamento.

Questa è semplicemente la favola napoletana che, mentre ambisce al suo sogno, al contempo mette a rischio anche le sue certezze. La morale è solo una: non bisogna pretendere troppo dalle proprie possibilità. Per un traguardo di una certa importanza, necessità un’altra preparazione.

Osimhen-Empoli-Napoli
Victor Osimhen, Empoli-Napoli

Dalla lotta allo Scudetto al terzo posto a rischio: cosa è successo al Napoli?

Il Napoli non perde la possibilità dei tre punti, ma perde in classifica rinviando alla prossima gara la qualificazione aritmetica all’Europa. Con quest’ultima sarebbe la 13esima apparizione europea degli azzurri dopo la cavalcata di Mazzarri nel 2009/2010, che riportò il Napoli dopo 15 anni in Europa League. Da quella stagione in poi, i partenopei hanno dato inizio a una lunga sfilza di qualificazione, addirittura la più lunga in Italia.

Dopo il raddoppio siglato da Insigne, sembrava tutto quasi fatto annunciando già anche la bellissima notizia. La sorte però a volte gioca uno strano destino e, invece di ufficializzare la qualificazione in Europa, mette a rischio il Napoli al terzo posto. Un blackout che ha travolto in ben tre match gli azzurri, trasformando completamente l’atteggiamento della squadra che quasi appare spenta e indifferente alla posta in palio.

Sotto inchiesta vanno i cambi colpevoli di sconfitte, le carenze dei big come Zielinski, gli infortuni che hanno fermato tra l’altro Di Lorenzo e il fatto che sarebbe bastato semplicemente giocare più di 20′. Come con la Fiorentina, così come la Roma: il Napoli perde la lucidità dopo appena 20′ consegnando completamente la partita nelle mani delle avversarie. Mentre stavolta con i toscani, i colpevoli non sono i venti minuti. Il primo tempo assume un carattere spento, privo di iniziativa, fino al gol di Dries Mertens al 44′ che riaccende il brio partenopeo. Il gol del partente Insigne, poi, inganna e la partita verrà gettata via tra gli errori di Malcuit e Meret. I tre gol distruggono il suicida Napoli, l’unico responsabile dell’ennesima disfatta.

Una disfatta che accantona le speranze e che reclama il 1942, come ultima sconfitta rimediata dopo essere passati in vantaggio di due gol. Crollano definitivamente le certezze, mentre i senatori Mertens e Insigne dovranno chiudere la loro storia d’amore in un finale di stagione del tutto agitato. Conseguentemente, inizia il countdown della stagione in corso che vedrà una nuova sessione estiva di preparazione, la quale anch’essa sarà intitolata “Rivoluzione”. Allora la città borbonica si nasconde dietro la sua rabbia e si pone un esame di coscienza con un unico interrogativo: si parla sempre di rivoluzione e cambiamento, ma avverrà mai realmente? Cosa necessiterà?

Sara Madonna

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