La sconfitta contro l’Empoli ha avuto un impatto enorme sul morale del Napoli per tanti motivi: per il livello dell’avversario (che non aveva ancora vinto nel girone di ritorno prima di oggi), per il modo in cui gli azzurri sono crollati nel finale subendo 3 gol in meno di 10 minuti, per l’imbarazzo di aver totalizzato 0 punti nelle due sfide contro la squadra di Andreazzoli (la cui ultima vittoria risaliva proprio alla partita d’andata giocata al Maradona) e per il brutto rendimento nell’ultimo periodo (un solo punto conquistato nelle ultime 3 partite).
Al termine della gara è esplosa l’indignazione dei tifosi. Anche i supporters partenopei presenti al Castellani non hanno nascosto il loro dissenso, fischiando la squadra al termine dalla gara. Uno dei primi accusati fra gli azzurri sembra essere l’allenatore Luciano Spalletti, messo alla gogna per alcune scelte effettuate nell’ultimo periodo, tali da incidere pesantemente sui risultati negativi e, di conseguenza, sulle ambizioni scudetto del Napoli.
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Spalletti, però, era stato scelto da De Laurentiis per garantire il raggiungimento di un obiettivo diverso e meno ambizioso: la qualificazione in Champions League, praticamente sempre centrata nelle sue precedenti esperienze e che sembra alla portata anche stavolta. È anche comprensibile un pizzico di rammarico per non aver sfruttato una lotta per lo scudetto mai così aperta, con nessuna squadra che si è riuscita a dimostrare in grado di poter ammazzare il campionato, ma bisogna evidenziare che Spalletti ha preso una squadra reduce solo da un quinto posto in classifica.
Inoltre, le ultime partite, errori dell’allenatore a parte, hanno palesato che lo Scudetto è, per ora, un obiettivo troppo ambizioso per questa squadra. Si è vista infatti ancora una volta una mancanza di personalità nei momenti più importanti, problema presente anche nelle precedenti gestioni. Basta ricordarsi del modo assurdo in cui il Napoli è riuscito a non centrare la qualificazione in Champions nella scorsa stagione, facendosi sorpassare all’ultima giornata dalla Juventus a causa della mancata vittoria contro un Verona senza obiettivi.
È evidente anche qualche piccola mancanza all’interno della rosa, carente in alcuni ruoli. Insomma, di certo non si può dire che il Napoli abbia perso lo scudetto solo per le colpe di Spalletti.
Come detto in precedenza, però, dietro al calo degli azzurri ci sono anche delle responsabilità dell’allenatore di Certaldo. La prima critica mossa nei suoi confronti è quella relativa alla gestione di alcune gare, in particolare ad un errato uso dei cambi: problema, tra l’altro, non nuovo nella carriera di Spalletti e che, indirettamente, ha inciso sulle ambizioni scudetto del Napoli già nel 2018, quando allenava l’Inter. Infatti, nel match fra i nerazzurri e la Juventus, decisivo per un eventuale sorpasso degli azzurri (all’epoca allenati da Sarri) ai danni dei bianconeri, inserì Santon al posto di Icardi: un cambio difensivo che pesò enormemente per la sconfitta dell’Inter, che subì due gol nel finale causati proprio da due errori del difensore.
Spalletti ha ripetuto degli errori simili anche sulla panchina del Napoli: nella gara contro la Roma, in particolare, ha preferito difendere il risultato togliendo un attaccante per inserire Juan Jesus. Su questo, non si possono trovare molte giustificazioni: è un difetto su cui l’allenatore toscano dovrà lavorare e migliorare (anche se il momento di forma di alcuni giocatori nell’ultimo periodo non agevola di certo le sue scelte).
Una critica che spesso si è visto muovere Spalletti è anche quella di non aver apportato particolari miglioramenti rispetto alle gestione Gattuso, evidenziando in particolare la mancata crescita dal punto di vista dei punti ottenuti rispetto al campionato dell’anno scorso. Bisogna però ricordare che l’allenatore calabrese ha avuto quasi una stagione intera di vantaggio, oltre ad un maggior supporto nel calciomercato, di cui Spalletti non ha potuto godere (dovendosi accontentare dei soli Anguissa e Juan Jesus).
In più, viene spesso sottovalutato un merito di Spalletti, cioè quello di aver valorizzato tanti giocatori che sembravano non poter essere utili alla causa, come Lobotka (mai utilizzato da Gattuso), lo stesso Juan Jesus (che non giocava da due anni praticamente), Fabian Ruiz (tornato forse ai livelli dei suoi primi mesi a Napoli). Qui, però, fanno da contraltare i cali mostrati da alcuni giocatori rispetto alla scorsa gestione, Lozano, Politano e Zielinski su tutti.
Di certo, il giudizio nei confronti di Spalletti non può essere negativo, ma nemmeno totalmente positivo. Sarà importantissimo per un giudizio definitivo il finale di stagione, dove c’è ancora una qualificazione in Champions da proteggere.
Dal punto di vista psicologico, inoltre, sarebbe molto importante ottenere questo obiettivo finendo il campionato al terzo posto: sarebbe una piccola soddisfazione terminare sopra gli acerrimi rivali della Juve, anche in onore di quella che è stata la netta differenza di rendimento delle due squadre nel girone d’andata.
Felice Luongo
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Articolo modificato 25 Apr 2022 - 08:21