In occasione della trentasettesima giornata di Serie A il Napoli ospiterà il Genoa al Maradona, in una gara che si preannuncia ricca di emozioni. Se i rossoblu proveranno a vincerla a tutti i costi, in quanto invischiati nella lotta salvezza, per i partenopei la gara avrà tutt’altro valore.
Lorenzo Insigne, infatti, giocherà la sua ultima gara al Maradona con la maglia del Napoli. Il capitano azzurro, che ha già firmato con il Toronto, saluterà quindi i suoi tifosi dopo una permanenza decennale all’ombra del Vesuvio.
In programma una festa e varie iniziative per salutare al meglio Insigne. Sulle pagine del Corriere del Mezzogiorno, però, si legge un duro attacco ad Insigne. Vittorio Zambardino, giornalista napoletano, ha criticato duramente sia la scelta di Insigne che la sua carriera in maglia azzurra. Di seguito le sue parole.
“Lacrime? Tu parti, ma non vai in guerra, Lorenzo caro, hai fatto una scelta razionale e professionale, due aggettivi legittimi ma che non commuovono. Però sì, il saluto ti è dovuto. Sei uno di noi, in un certo senso «sei» noi. Noi ti avremmo voluto come bandiera e leader, e non ci siamo mai rassegnati alla tua realtà «media», nemmeno quando avendo ricevuto il potere, come sempre succede a chi lo riceve troppo e troppo presto, non ne sei stato all’altezza.
E poi sei vittima anche tu, come tutto il Napoli e Napoli, che pensa che di talento divino ce ne sia stato uno soltanto. Dopo Diego, il diluvio, non è possibile apprezzare ed elevare altri campioni. Di conseguenza non ci rendiamo conto di quando davanti a noi passano giocatori più umani di Lui, ma comunque grandi atleti. Qualche nome: Cavani, Higuain (sì, Higuain, e facciamola finita con le guerre di religione), Mertens, Jorginho, Albiol, Fabian Ruiz.
Napoli ha bisogno di macinare malumore, pessimismo, Napoli ha bisogno di degradare ciò che ha: non sei sfuggito a questo destino, di fischi ne hai ricevuti troppi, questo è vero. Per responsabilità
della città ma anche perché tu sei napoletano come noi: presuntuoso, pigro, furbo. Per non essere sleale, chi scrive questo pezzo deve confessare: ero pazzo di te, ero pronto a litigare con chi sosteneva che tu fossi uno da centro classifica (litigherei ancora su questo guarda un po’). Come in qualsiasi amore l’illusione vinceva sulla realtà – «sì, è immaturo, conosce un solo tiro e un solo ruolo, ma si farà, studierà, crescerà, guarda che gol ha fatto col Borussia».
Passati gli anni, tu sei rimasto con un solo tiro, con un ruolo e mezzo, con l’idea di essere «fatto e finito» e il rifiuto di imparare e migliorarti. Ti hanno dato la maglia numero 10 della nazionale, ma ci rendiamo conto dell’occasione? Potevi renderci orgogliosi tutti, portare il nome di Napoli in cielo, ma ad ogni appuntamento sei venuto a mancare. Dovevi crescere e non sei cresciuto e col tempo la tua presunzione è diventata insopportabile, non eri sincero nemmeno quando dicevi «ho sbagliato».
Proprio come questa città, che a ventunesimo secolo inoltrato aspetta ancora una mano dallo stato. A te è stata data ogni opportunità, ma tu non hai studiato, non hai lavorato, non ti sei sacrificato. Perfino fisicamente, nel modo di muoverti in campo, certe volte hai incarnato la presunzione di chi «appare» senza essere, eppure non sono mancati grandi maestri sulla strada del tuo Napoli. Tu hai infranto i nostri sogni più e più volte, oltre il limite del perdonabile e rimani per noi il capitano dell’ammutinamento (quella è stata la tua fine) e degli obiettivi mancati. Per cui, fatti i conti, meglio così: addio, con immutato affetto.
p.s. Oggi ci sarà questa festa, nel nostro stile, «scurdammece o’ passato», musica e bandiere. Ma è un po’ presto per dimenticare tutte le illusioni perdute, quindi non ti dispiacerà se, come si dice su twitter, #iorestoacasa. Meglio così, perché poi siamo napoletani anche noi. Ci dovesse mai scappare una lacrima traditora”.
Articolo modificato 15 Mag 2022 - 12:46