Come accade praticamente ogni giornata, i tifosi avversari si rendono protagonisti di beceri cori di natura territoriale e discriminatoria contro Napoli. Un semplice tifoso non è più libero di andare allo stadio con l’unica volontà di supportare la sua squadra, perché ci sarà sempre qualcuno che lo insulterà unicamente per la sua provenienza.
È accaduto così contro la Lazio, dove dagli spalti biancocelesti intonavano i soliti cori invocanti l’eruzione del Vesuvio. È incredibile che non vengano mai presi provvedimenti, sebbene gli strumenti per assumere una posizione netta – identificando i responsabili – ci siano tutti.
Lascia ancora più increduli il fatto che questi cori indegni si verifichino persino in partite in cui il Napoli non è coinvolto: ultimo, triste esempio quanto accaduto nel match tra Spezia e Bologna.
Fa impressione persino il fatto che, su Spotify, ci sia da più di due anni e mezzo una canzone intitolata “Vesuvio Erutta (Tutta Napoli è distrutta)“. L’ennesima testimonianza del degrado non solo del calcio, ma dell’intera società italiana, incapace di rimuovere un brano simile dall’applicazione più utilizzata per ascoltare musica.