Cuore argentino, campi di periferia, un sogno nel cassetto: nasce così la favola di Giovanni Simeone.
Emblema del bambino che crede nei propri sogni, emblema di quel pallone che rotola via in campi ricoperti di fango, emblema di quel calcio che sta scomparendo, emblema di quel coraggio, di quella voglia matta di raggiungere un obiettivo. Simeone è il simbolo di quel fanciullino puro, come direbbe Pascoli, che custodisce i nostri sogni più grandi, in attesa, forse un giorno, di realizzarli.
Il Cholito è uno di quelli che ce l’hanno fatta, ha lavorato, fatto sacrifici, ha cambiato paese, società, sempre alla ricerca della soluzione migliore per crescere ancor di più, per avvicinarsi a quel sogno proibito.
Arrivata la chiamata del Napoli, non ci ha pensato due volte: ha atteso gli azzurri e ha rifiutato tutto il resto. Il piccolo Simeone vede così concretizzarsi una prima parte di quel sogno, ignaro, però, di quello che accadrà il 7 settembre allo stadio Diego Armando Maradona.
In quel preciso istante, in quell’attimo, Simeone sapeva che la palla sarebbe arrivata a lui, difatti, non appena Kvaratskhelia alza gli occhi e lo vede da solo nell’area piccola, lui sa già, che pochi secondi dopo, in quel contatto, scarpetta-pallone prima, pallone-rete poi, si sarebbe materializzato il suo più grande sogno da bambino: giocare e segnare in Champions League.
Le lacrime, la commozione, l’esultanza spontanea: l’attaccante si lascia cadere sul prato del Maradona, si stende come per odorare quel profumo che ormai conosce a memoria ma che, in questa magica notte di Champions, gli ha fatto da palcoscenico in una serata che di certo non dimenticherà mai.
Il tatuaggio a 14 anni del logo della Champions, il debutto, il gol dopo soli tre minuti dal suo ingresso campo: un destino già scritto, un argentino che corona il suo sogno nello stadio Diego Armando Maradona. La favola di Giovanni Simeone, una favola tutta da raccontare!
Articolo modificato 8 Set 2022 - 08:14