“Non arrenderti. Rischieresti di farlo un’ora prima del miracolo“.
È così che recita un vecchio proverbio arabo al quale sicuramente avranno dato ascolto Mario Rui e Alex Meret.
Due storie differenti le loro in azzurro.
Il primo eternamente sottovalutato e considerato l’emblema dei limiti del Napoli, da quelli societari (con accuse sull’incapacità di trovargli un sostituto adeguato per anni) a quelli tecnici. A Dimaro addirittura offeso da un sedicente tifoso dal comportamento vergognoso.
Il secondo considerato uno degli acquisti più scellerati della gestione De Laurentiis e fonte di ansie e timori per centinaia di suoi detrattori ad ogni intervento: questa estate lo stesso presidente, rimasto da solo a credere in lui e a difenderne l’investimento, era stato bersaglio di critiche. Appena 20 giorni l’urlo al nome di Keylor Navas restava strozzato sul gong del mercato.
A tratti, sia su Mario Rui che su Meret, ci hanno creduto in pochi. Dire che lo loro prestazioni avrebbero meritato sempre fiducia illimitata sarebbe scorretto e ipocrita, basta ricordare la trasferta di Empoli per entrambi e assaporare il vecchio sentiment che li accompagnava nel loro viaggio azzurro.
Paradossale quindi immaginarli come migliori in campo in una sfida importante come quella di stasera, contro ogni più ottimistico pensiero.
Meret ha tenuto in vita il Napoli nel primo tempo e senza di lui a nulla sarebbero servite le magie di Kvaratskhelia.
Mario Rui ha incarnato le vesti del guerriero mordendo qualsiasi pallone e vincendo il duello a distanza con il terzino più forte del campionato.
Le loro prestazioni sono un inno alla vita, alla speranza, alle occasioni da aspettare anche quando tutto sembra remare contro.
Alex e Mario, due umani trasformati in eroi dalla caparbietà.
Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni.
Articolo modificato 19 Set 2022 - 13:58